testata logo EDA
In questo numero:

Meglio un'economia senza economisti? di Marco Moro
Economia circolare a cura di Paola Fraschini
Il mare del futuro a cura di Diego Tavazzi
Economia in forma perfetta di Diego Tavazzi
Iscriviti
Contatti
Economia in forma perfetta
di Diego Tavazzi

In questo articolo parliamo di:
Sfoglia le prime pagine
Acquista on-line
Scarica il modulo d'ordine

Ok, lo sappiamo: abbiamo un problema. Anzi, no: abbiamo parecchi problemi, e non piccoli. Li conosciamo, e in un elenco (incompleto) si potrebbero menzionare i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, l’esaurimento delle risorse, l’inquinamento in tutte le sue forme possibili, la crisi occupazionale, la recessione e l’iniquità che separa l’1% dei Paperoni dal restante 99% di... (a chi legge la scelta della definizione più convincente).
Di fronte a un elenco simile, è facile cedere alla “sindrome dello struzzo”, nascondere la testa sotto la sabbia e tirarla fuori per prodursi in geremiadi su quanto vanno male le cose. Lo fanno in tanti, è di gran moda. Però serve davvero a poco. Per nostra fortuna, esiste un’alternativa, cioè ricorrere alle migliori qualità della nostra specie, quelle che le hanno consentito di prosperare negli ultimi 200.000 anni, nonostante svariate glaciazioni e innumerevoli altre calamità. Stiamo parlando di creatività, visione del futuro, capacità di lavorare assieme per il bene comune e di individuare e risolvere i problemi. E così, da almeno una quarantina d’anni, studiosi e organizzazioni si sono impegnati per capire come abbiamo fatto a cacciarci in questo pasticcio e come possiamo venirne fuori. Le varie proposte teoriche e le diverse pratiche sociali si distinguono, com’è ovvio, per una serie di dettagli. Tutte, però, sono accumunate dal riconoscimento che il principale responsabile dell’attuale situazione è il modello economico dominante, basato su uno schema estrattivistico e lineare che estrae le risorse, le trasforma in beni che devono essere consumati il più in fretta possibile e poi getta via il tutto, in modo tutto sommato indifferente ai costi ambientali e sociali delle proprie operazioni.

Come si è detto, negli ultimi decenni, si sono moltiplicate le proposte per correggere le distorsioni di questo modello. Economia innovatrice raccoglie e sintetizza le varie indicazioni (economia dello stato stazionario, economia ecologica, bioeconomia, blue economy) e le reinterpreta al fine di innovare davvero l’economia. Il testo è suddiviso in due parti. Nella prima vengono presentate quattro grandi questioni attinenti alla conversione ecologica dell’economia, trasformazione da attuare attraverso la circolarità dei flussi. Innanzitutto, la necessità della circolarità sistemica, che dia forma all’economia “reale”, alla finanza e al mercato del lavoro. Vengono poi analizzati i rapporti tra ecologia e lavoro, nella consapevolezza che occorre ridurre le quantità di energia e materia impiegate per produrre beni migliorando nel contempo la qualità del lavoro. La terza questione ha a che fare con gli strumenti che servono per creare un’industria capace di implementare processi puliti e rispettosi dei limiti della biosfera. Infine, viene analizzato il ruolo dell’economia pubblica, unico soggetto in grado di investire con una prospettiva a lungo termine e di redistribuire la ricchezza e lavoro per il benessere collettivo.

Questi temi vengono ripresi nella seconda parte del volume, in cui vengono raccolti i contributi di alcuni dei protagonisti del dibattito internazionale. Gianfranco Bologna presenta in un quadro aggiornato le grandi questioni della sostenibilità. Robert Costanza si concentra sulla necessità di un’economia ecologica, evidenziando i limiti dei sistemi di misura della ricchezza tradizionali come il Pil. Mariana Mazzucato approfondisce il ruolo delle istituzioni statali nell’innovazione, specie dal punto di vista ecologico. Gianni Silvestrini dà conto delle trasformazioni tecnologiche che possono contribuire alla trasformazione ecologica dell’economia, in particolare Led, auto elettriche e sistemi di efficientamento degli edifici. Pavan Sukhdev si domanda se le corporation attuali sono in grado di gestire l’economia di domani. La risposta è, come si può immaginare, negativa. Se intendono farlo, le grandi aziende devono puntare sulla trasparenza, incorporare le proprie esternalità dando loro un prezzo adeguato e produrre capitale sociale senza saccheggiare il capitale naturale. Infine, Andrea Vecci racconta le storie di alcuni protagonisti della trasformazione ecologica nel nostro paese. In tutti i casi, l’innovazione tecnologica e dei processi si intrecciano con un’attenzione per il territorio e con la valorizzazione del capitale umano. Insomma, anche nel nostro paese c’è chi sta già facendo un’economia davvero innovatrice.