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In questo numero:

Città circolari di Antonio Cianciullo
L'economia della ciambella di Kate Raworth
Non dimenticare la bellezza a cura di Marco Moro
Neoclassico o ex novo? a cura di Diego Tavazzi
Una bussola contro la disinformazione di Roberto Giovannini
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Non dimenticare la bellezza
Intervista a Stefano Boeri
a cura di Marco Moro

In questo articolo parliamo di:

Materia Rinnovabile
Rivista internazionale sulla bioeconomia e l'economia circolare

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Per sua natura la città si propone come motore di accelerazione di formule integrate di economia circolare. La stretta vicinanza tra i cittadini, le attività produttive, le reti commerciali, i fornitori di servizi, gli enti di formazione e le istituzioni, crea una piattaforma ideale per attivare rapidamente forme efficaci di collaborazione e di modelli di business che chiudono il cerchio. La città agisce come hub per la circolazione di materiali e servizi, offre competenze diversificate e contemporaneamente clientela attenta a nuove sperimentazioni. 

Se guardata come strumento per attrarre e rimettere in circolazione i “nutrienti” (siano essi tecnologici, biologici o culturali), la città racchiude – nell’accezione più concentrata – le parole chiave dell’economia circolare: materia, servizio, rete, formazione, integrazione.
È quindi in particolare agli scenari urbani che bisogna rivolgere lo sguardo se si vogliono individuare le soluzioni più innovative con cui questo ruolo può prendere concretamente forma.

Realizzando il celebratissimo Bosco Verticale, Stefano Boeri ha proposto una visione della città in cui il rapporto tra attività umane e ambiente viene coniugato secondo formule nuove, riuscendo in una sintesi di obiettivi fin qui considerati inconciliabili, come per esempio l’elevata densità abitativa, la garanzia di un rapporto equilibrato tra superfici verdi e costruite e la conservazione della biodiversità anche in ambito urbano. Dal successo dell’edificio realizzato a Milano – vincitore dell’International Highrise Award 2014 e premiato come “grattacielo più bello e innovativo del mondo” – si è sviluppata non solo una vasta serie di architetture alberate proposte anche da altri progettisti in diverse parti del mondo, ma lo stesso Boeri ha elaborato progetti a scala urbana, che esaltano il potenziale del vertical foresting sul piano del miglioramento della qualità ambientale e abitativa e del contenimento dei consumi di suolo ed energia.
Abbiamo
raggiunto l’architetto milanese nel suo studio per un confronto sul ruolo della città e della cultura progettuale nella transizione verso modelli di relazione tra ambiente e società orientati alla sostenibilità.

Come pensa che debba cambiare la cultura di chi progetta, pianifica e amministra le città per fare di questi organismi davvero degli hub di una nuova economia? Anzi per trasformarli in qualcosa di molto di più, dei luoghi in cui il rapporto tra attività umane, risorse e società si rifonda su nuove basi?
“Oggi dobbiamo fare i conti con risorse che non sono più infinite; che si sono esaurite o sono sempre meno disponibili, come la terra, le materie prime, le risorse di investimento pubblico.
Per questo sono fondamentali le risorse sociali e intellettuali che sono male utilizzate o addirittura disprezzate, come le culture cosmopolite che oggi abitano le nostre ‘città mondo’ o le centinaia di giovani imprese creative che sostengono, senza essere riconosciute, l’economia delle nostre città.
Ma non basta: oggi dobbiamo anche imparare a sfruttare al meglio sinergie e connessioni tra risorse diverse e apparentemente lontane. Unire entro un ciclo unico – come quello della nutrizione, o del sapere, o della rigenerazione urbana – filiere produttive, processi ed energie che nascono da mondi diversi e coprono fasi diverse del percorso di produzione e consumo delle merci e dei servizi. Senza mai sottovalutare l’effetto moltiplicatore che la bellezza, la coerenza estetica, l’eleganza dello stile, hanno sul valore economico e commerciale di un prodotto. La bellezza non è una condizione stabile, non si costruisce a tavolino; ma sappiamo che in Italia – nella storia del design, della moda, del cinema, dell’arte – è stata quasi sempre il frutto di una combinazione di semplicità e inventiva. Non ci sono garanzie per raggiungere la bellezza, ma tra le sue condizioni preliminari, c’è certamente quella di saper ‘fare di più con meno’. La bellezza è un valore aggiunto che quando si posa su un oggetto ne accelera, quasi per contagio, la comunicazione; è una risorsa straordinaria che premia spesso chi sa disciplinare il proprio talento creativo e usarlo per offrire nuova vita a risorse limitate. Per esempio a un pezzo di marmo, a un lampione e a un tubo di acciaio.”

… continua a leggere su Materia Rinnovabile 15 marzo-aprile 2017