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In questo numero:

La strategia dello scarafaggio di Arianna Campanile
L’invasione delle ultracase di Paola Fraschini
Suolo grigio cemento di Diego Tavazzi
La novità della collana normativa di Costanza Kenda
La tartaruga paziente, la lepre incredula, e i fondi del caffè di Diego Tavazzi
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La strategia dello scarafaggio
di Arianna Campanile

In questo articolo parliamo di:

Economia in 3D
Gunter Pauli

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La San Francisco Bay Area è conosciuta a livello mondiale come sede dei colossi Google, Apple e Facebook, che hanno invaso la nostra quotidianità procurando miliardi di dollari di profitti agli azionisti. Tuttavia, la concentrazione di ricchezza in mano di pochi nuoce alla stessa società che la sostenta: a San Francisco i prezzi proibitivi degli immobili impediscono a una famiglia di classe media di acquistare una casa, costringendo i lavoratori a imbarcarsi quotidianamente in interminabili tragitti per raggiungere gli uffici, imbottigliati negli ingorghi sulle sopraelevate.

Da oltre vent’anni esiste un think-tank impegnato nella ricerca di modelli di business alternativi al sistema non inclusivo rappresentato dalle aziende della Silicon Valley; un libero network di scienziati e imprenditori che sostiene progetti innovativi, emuli dei processi naturali, capaci di portare molteplici benefici per tutti, contrastando gli effetti dei cambiamenti climatici e il degrado ambientale, valorizzando il territorio e creando posti di lavoro, con l’esclusivo utilizzo di “ciò che è localmente disponibile”. Il progetto ZERI (Zero Emissions Research Initiatives) è il bacino esperienziale che ha fornito a Gunter Pauli, l’economista belga ideatore della blue economy, l’ispirazione per delineare 12 “inarrestabili trend” emergenti e trainanti verso la trasformazione dell’economia in una realtà tridimensionale.

Ciò che Pauli propone in Economia in 3d è fondamentalmente un cambio d’ordine di grandezza. Per affrontare alcune delle maggiori sfide mondiali, come la fame e la malnutrizione, sarebbe sufficiente confrontare la moderna agricoltura industriale, concentrata “su un’unica coltura, a partire dalla quale si focalizza sul chicco, sul gheriglio, sull’olio o sul frutto, e tutto il resto è considerato uno scarto”,  con i processi produttivi naturali, funzionanti e collaudati da millenni, i quali operano in maniera assai diversa: “tutto ciò che ci sta intorno, dalle foreste al mare, genera biomassa, nutrimento e cibo in 3D”. I casi aziendali proposti, da cui l’autore trae i suoi trend, si ispirano infatti alla circolarità della natura e alla sua capacità di raggiungere alti livelli d’efficienza in sistemi armonici e autosufficienti, che non producono rifiuti, grazie alla costante collaborazione di specie diverse di animali, piante, funghi, batteri e alghe, generatori di una “cascata” permanente di nutrienti e energia.

Ai giganti del digitale, generosi nel conferire alti profitti a una ristretta élite, saccheggiando il resto della comunità dei “beni comuni”, si oppongono imprese innovative e sostenibili, in grado di creare flussi di reddito e capitale sociale con un’ottica sistemica. La piantagione di tè Hathikuli in India per esempio, reindirizzando il suo focus imprenditoriale, ha puntato tutto sul biologico, creando entrate alternative introducendo nuovi tipi di coltivazione che rinvigoriscono il suolo e garantiscono la piena occupazione dei lavoratori locali, scongiurando così il bracconaggio e preservando l’integrità faunistica del parco nazionale adiacente. Le orfane dello Zimbabwe rurale hanno scoperto una fonte di sostentamento nella coltivazione di funghi dagli scarti agricoli, dimostrando che in ogni luogo esistono opportunità da cogliere. L’azienda alimentare Guyader, invece di specializzarsi su un unico prodotto, incorrendo nell’agricoltura intensiva o nella pesca eccessiva, ha incoraggiato i suoi dipendenti ad analizzare quotidianamente i frutti del raccolto e della pesca e a mettere a punto 500 ricette diverse al fine di ottimizzare le risorse disponibili.

Il collegamento di ogni “inarrestabile trend” a più casi pratici, rende la possibilità di una trasformazione del sistema economico più tangibile e concreta, e probabilmente più attuabile partendo dal basso. Secondo Pauli è lo spirito dello scarafaggio, animale che suscita disprezzo ed evoca ambienti sporchi e inquinati, che si alimenta dei nostri scarti, che dovremmo tenere a mente per costruire resilienza e ottimizzare le risorse che il pianeta già ci offre: “usa ciò che hai, crea una comunità intorno a te, preserva il cuore e l’anima del nido, e riordina il caos che altri si sono lasciati dietro”.