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In questo numero:

Buone staycations a tutti di Marco Moro
Fare bene la raccolta dell’organico conviene, a noi e al pianeta di Diego Tavazzi
Contro caldo e zanzare di Paola Fraschini
Vivere secondo l’impronta di Arianna Campanile
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Fare bene la raccolta dell’organico conviene, a noi e al pianeta
di Diego Tavazzi

In questo articolo parliamo di:

Biowaste
Risorsa per l’economia circolare

a cura di Massimo Centemero, Elisabetta Bottazzoli

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Un’analisi aggiornata e puntuale del settore del settore del riciclo dell’organico, che punta sempre di più sulla circolarità dei processi industriali per garantire una qualità elevata degli scarti organici e contribuire a contrastare gli effetti del riscaldamento globale. Dando, inoltre, un aiuto prezioso all’economia del nostro paese.

Persino al miglior riciclatore del mondo, anche al più motivato e meglio attrezzato, sarà successo almeno una volta di accorgersi che i sacchetti biodegradabili per l’umido sono finiti, e di pensare, con un pizzico di vergogna, “solo per stavolta, uso quello di plastica, dovrebbe essercene uno in fondo all’armadio…”. In realtà, questa scena dev’essere molto frequente (e di certo si accompagna a molti meno ripensamenti), almeno a giudicare dai risultati di un’indagine condotta da Cic e Corepla che ha calcolato quanta plastica finisce nel circuito del compostaggio (e quanta bioplastica finisce invece in quello del riciclo meccanico). Secondo lo studio, più del 36% dei sacchetti usati per la raccolta dell’umido non sono infatti compostabili: si tratta soprattutto dei tradizionali shopper in plastica (ce ne devono essere ancora moltissimi nascosti in fondo agli armadi, visto che sono ormai fuorilegge…) e dei sacchi per l’indifferenziato.
Quello della qualità della raccolta dell’umido – elemento centrale sia per l’ottimizzazione del processo di trattamento, con la riduzione degli scarti avviati a smaltimento e la riduzione dei costi, sia per ottenere un fertilizzante organico con un’elevata qualità agronomica – è uno dei temi centrali Biowaste – Risorsa per l’economia circolare, volume in formato digitale curato da Massimo Centemero ed Elisabetta Bottazzoli che sintetizza i risultati dell’attività del Consorzio Italiano Compostatori e ne delinea le prospettive future.

Il bilancio tracciato nel testo è complessivamente positivo: i numeri della raccolta della frazione organica sono in crescita, sia per il miglioramento dei sistemi di raccolta separata dei rifiuti sia per il ruolo, sempre più rilevante, delle regioni del Meridione e delle Isole. In particolare, nel 2018 in Italia la raccolta dell’umido e del verde ha superato i sette milioni di tonnellate, che corrispondono a quasi 120 chilogrammi pro capite/anno. Numeri importanti, che fanno ben sperare per il raggiungimento degli obiettivi (molto ambiziosi) fissati dal Pacchetto sull’economia circolare del Parlamento europeo per la gestione dei rifiuti: si punta infatti al 65% al 2035 di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio degli urbani, mentre per quanto riguarda il divieto di collocamento in discarica degli urbani il target è massimo il 10% al 2035. Secondo i curatori del volume, una nota negativa è rappresentata dalla stagnazione della raccolta differenziata della frazione verde che, dopo avere raggiunto i due milioni di tonnellate, a partire dal 2016 ha interrotto il trend di crescita, arrivando addirittura a una flessione in alcuni anni.
In ogni caso, il quadro rimane incoraggiante, con prospettive di crescita molto interessanti anche in un’ottima di economia circolare. Il direttore del Consorzio, Massimo Centemero, dedica infatti diverse pagine al biometano ricavato attraverso dei processi di upgrading delle linee di produzione del biogas. Il biometano così ottenuto è di qualità pari o superiore di quello di origine fossile, e può essere usato nei trasporti e per le utenze domestiche e industriali. Al 2019 la produzione potenziale di biometano dei primi nove impianti operativi si aggirava intorno ai 100 milioni m3/anno, ma secondo le stime del Cic, qualora tutti gli impianti di taglia medio-grande si riconvertissero alla produzione di biometano da rifiuti organici, si potrebbe arrivare a circa 500 milioni m3/ anno, con ricadute estremamente positive per l’economia e l’occupazione.

Inoltre, a fronte della preoccupante accelerazione delle manifestazioni dei cambiamenti climatici, nel libro viene più volte rimarcato il contributo fondamentale che la produzione di compost può dare al sequestro del carbonio nei suoli. L’aumento delle temperature e le variazioni nei regimi delle precipitazioni (combinati con pratiche agricole invasive) rischiano infatti di trasformare i suoli, che oggi sono ancora assorbitori netti di carbonio, in sorgenti di CO2, con il rischio di innescare retroazioni positive molto pericolose. L’aggiunta di compost contribuisce invece a mantenere in salute i suoli e a preservarne la fertilità e la biodiversità. Anche se queste considerazioni possono sembrare remote, secondo i dati presentati in occasione dell’ultima giornata mondiale contro la desertificazione, le percentuali di territorio a rischio desertificazione nel nostro paese sono del 70% in Sicilia, del 58% in Molise, 57% in Puglia, 55% in Basilicata, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50% (complessivamente il 20% del territorio italiano in pericolo di desertificazione.
Un motivo in più per pensarci, la prossima volta che ci viene la tentazione di recuperare quel vecchio sacchetto nascosto in fondo all’armadio.