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In questo numero:

Buone staycations a tutti di Marco Moro
Fare bene la raccolta dell’organico conviene, a noi e al pianeta di Diego Tavazzi
Contro caldo e zanzare di Paola Fraschini
Vivere secondo l’impronta di Arianna Campanile
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Contro caldo e zanzare
di Paola Fraschini

In questo articolo parliamo di:

Blue Economy 3.0
200 progetti implementati, 5 miliardi di euro investiti, 3 milioni di nuovi posti di lavoro creati

Gunter Pauli

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Sono passati dieci anni da quando Gunter Pauli ha iniziato a parlare di blue economy, un’economia che risponde ai bisogni fondamentali di tutti, creando senza produrre rifiuti e generando milioni di posti di lavoro equi e ben retribuiti. Come? Cambiando prospettiva, una nuova logica economica. La blue economy si impegna su questioni di rigenerazione che vanno al di là della preservazione o della conservazione, non ricicla, né protegge di più. Essa rigenera. Non ha tra i suoi propositi di fare meno male; piuttosto si impegna a fare del bene, in particolare il bene comune. Questo è il suo contributo più importante. Consiste nell’assicurarsi che un ecosistema mantenga le sue regole evolutive affinché tutti possano beneficiare degli infiniti flussi della natura sulla creatività, sull’adattabilità e sull’abbondanza.
E per farlo si ispira alla natura, trae lezioni istruttive dalla fisica dei flussi d’acqua e dell’aria, dalle astuzie messe a punto da svariate specie animali anche molto diverse tra loro, per esempio le zebre.

“Per mantenere attiva la nostra immaginazione creativa e stimolare le nostre capacità mimetiche, propongo di osservare degli animali stupefacenti: le zebre. Hanno caratteristiche interessanti quanto a controllo della temperatura della superficie, da cui si potrebbe imparare a ridurre o addirittura eliminare alcuni metodi di isolamento termico. Infatti, la zebra è in grado di ridurre fino a 7-8 °C la propria temperatura esterna avvalendosi delle correnti d’aria generate dall’alternarsi delle sue strisce bianche e nere. Ecco un’altra applicazione di leggi fisiche, che si impara a scuola ma raramente viene messa in pratica. Benché in architettura si cerchi di ridurre la temperatura attraverso le proprietà riflettenti del bianco, il caso della zebra sembrerebbe indicare che gli edifici dovrebbero essere pitturati in bianco e nero. È noto che il colore bianco riflette i raggi solari e quindi riduce la temperatura. Il colore nero invece li assorbe, aumentando così la temperatura di superficie. L’aria sopra le strisce bianche è quindi più fredda di quella sopra le strisce nere. L’aria calda sopra le strisce nere tende a salire, generando un differenziale di pressione con l’aria fredda. In questo modo si generano delle micro-correnti che raffreddano la superficie senza ventilazione meccanica. Questa caratteristica fisica può essere interessante dal punto di vista economico?
Un edificio amministrativo del gruppo Daiwa House a Sendai (Giappone), un altro progetto di Anders Nyquist, sfrutta questa alternanza di bianco e nero. Oltre a controllare automaticamente la temperatura esterna dell’edificio, l’alternanza di colori opposti, durante l’estate, riduce la temperatura interna di 5 °C. La semplice applicazione di leggi fisiche ha permesso un risparmio energetico del 20%. Tuttavia, siamo ancora lontani dagli impressionanti 8 °C della zebra. Nelle zebre la differenza tra l’alta e la bassa pressione è tenuta sotto controllo da minuscole correnti d’aria: piuttosto che isolare l’interno, la reazione fisica elimina il calore all’esterno. La zebra ha uno strato di grasso superficiale solo al di sotto delle strisce nere, non avendone bisogno sotto quelle bianche. Estendendo l’analogia, si dovrebbero poter ridurre gli strati isolanti in poliuretano (imbevuti di prodotti ignifughi) o di lana di vetro all’interno degli edifici. Tutto ciò permetterebbe un risparmio nei materiali e non smetterebbe mai di funzionare, finché strisce bianche e nere si alterneranno (almeno fino a quando il sole brillerà e le leggi della fisica esisteranno). Le zebre godono di un altro vantaggio sorprendente: non sono attaccate dalle zanzare. Le correnti d’aria sulla pelle non concedono un atterraggio sicuro alle zanzare. Perché non pensare di servirsi di strisce bianche e nere per tenere lontane le zanzare?”