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Tocca a noi
di Paola Fraschini

In questo articolo parliamo di:

Tocca a noi
Siamo stati il problema, possiamo essere la soluzione

Emilia Blanchetti, Elena Comelli

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Il titolo del libro di Elena Comelli ed Emilia Blanchetti Tocca a noi. Siamo stati il problema, possiamo essere la soluzione suona come monito in questo periodo così travagliato delle nostre esistenze ai tempi del Covid-19.  

Che parte vogliamo avere noi umani del XXI secolo nella storia? Abbiamo davanti molte alternative, per sciogliere i nodi che stanno venendo al pettine. La crisi climatica, la crisi sanitaria, le migrazioni alla ricerca di un luogo vivibile, non sono fattori collaterali del 2020. Sono fattori stabili di cui tenere conto nel futuro. 

 

Le due autrici hanno raccolto le interviste più interessanti – a Mariana Mazzucato, Nicholas Stern, Laurence Tubiana, Johan Rockström, Jacques Attali, Ernst Ulrich von Weizsäcker, Ellen MacArthur, Kate Raworth, Catia Bastioli, Michael Braungart, Joss Blériot … solo per citarne alcune - con un filo conduttore: le soluzioni ci sono già, basta volerle applicare. Il nodo cruciale dell’equilibrio tra sopravvivenza degli umani e rispetto del pianeta che ci ospita mai come ora è stato così fortemente sentito, così drammaticamente dentro alle nostre scelte quotidiane. 

Questa emergenza pandemica mondiale non sembra essere differente. Il rischio concreto è di distogliere l’attenzione dallo sguardo verso un futuro a lungo termine per concentrarci sul qui e ora, in un’ottica assistenzialista e conservatrice. Dobbiamo evitare a tutti i costi l’idea del tirare a campare con gli aiuti di Stato o comunitari. L’occasione dovrebbe essere quella di apprendere dagli errori, riparare i danni, lavorare per evitare situazioni simili nel futuro, approfittare di benefici economici, legislativi, finanziari, fiscali per ricostruire fiducia, impegno, solidarietà, benessere, diritti. 

 

Riportiamo di seguito uno stralcio dell’intervista a Zhou Jinfeng, uno dei più noti esponenti del movimento ambientalista cinese, segretario generale della China Biodiversity Conservation and Green Development Foundation

In Africa sono i più poveri a mangiare “bush meat”, come la carne degli scimpanzé, che ci hanno passato l’Hiv e l’Ebola. In Asia, invece, la selvaggina è un lusso, alimentato dai nuovi ricchi. Tra i cibi più ambiti c’è proprio il pangolino, un animale in via di estinzione, che potrebbe essere l’ospite di passaggio per la trasmissione del Covid agli umani. Come fermare questa strage? 

“Ormai la carne degli animali selvatici è diventata uno status symbol. Se sei ricco, ti compri per cifre esorbitanti zibetti, coccodrilli, pangolini, che sono considerati delle prelibatezze e un toccasana per la salute, in base alla medicina tradizionale. C’è gente che per una zuppa di pangolino è disposta a pagare anche mille dollari e le scaglie sono considerate una cura miracolosa per molte malattie, anche se si tratta soltanto di cheratina. Da quando in Cina le autorità sono più severe nella punizione del commercio di specie protette, il traffico si è spostato verso altri Paesi asiatici. Proprio durante la pandemia sono state sequestrate in Malesia sei tonnellate di pangolini.” 

Quindi le nuove regole applicate in Cina sono efficaci? 

“La vendita, il possesso e il consumo di specie protette è un crimine e come tale, se scoperto, viene punito severamente. Il problema è che si parla d’un giro di affari multimilionario e molto ben organizzato. Non basta comminare delle multe, come facevano le autorità in passato. Con la Sars erano stati chiusi tutti i wet markets, in cui si vendono animali selvatici, ma poi sono stati riaperti. Durante questa pandemia sono stati di nuovo chiusi e sono convinto che non verranno più riaperti. Abbiamo molto insistito su questo e la decisione adottata dall’Assemblea Nazionale del Popolo è molto chiara: la chiusura è definitiva.” 

Quali altre misure andrebbero prese? 

“L’obiettivo più importante è sradicare queste falsità dalle credenze popolari. La fondazione si è impegnata molto e siamo riusciti a far passare una legge per eliminare da tutti i libri di testo per bambini e ragazzi i riferimenti al concetto che mangiare fauna selvatica faccia bene alla salute. Abbiamo lavorato molto con dei nutrizionisti per convincere il governo a prendere questa misura e adesso è legge. Solo correggendo l’alimentazione dei nostri ragazzi potremo far passare di moda il consumo di specie protette.” 

Il traffico di animali selvatici corre lungo gli stessi canali del traffico internazionale di droga, di armi e di esseri umani. Le autorità sono in grado di far rispettare la legge? 

Il bracconaggio è un problema terribile in Cina. Molti animali selvatici vengono cacciati di frodo e ormai sono quasi estinti. Negli ultimi anni abbiamo formato squadre operative in tutte le regioni rilevanti, per mettere le mani sui cacciatori di frodo e denunciarli. A maggio 2020 ci sono state sentenze di condanna esemplari per dei trafficanti, condannati a 8 anni di prigione. Ma questi banditi si difendono con tutti i mezzi. Il mercato nero si è trasferito su internet, costruendo imperi sui buchi normativi sul commercio elettronico. Stiamo lavorando molto anche su questo, ma quando riusciamo a far chiudere una piattaforma, il giorno dopo ne apre un’altra sotto un nome diverso. Le persone che ci aiutano, compresi diversi giornalisti e accademici, continuano a ricevere minacce e temono per la propria vita.” […]

La popolazione, invece, è dalla vostra parte? 

“In generale la popolazione ci sostiene e in particolare di questi tempi, il Coronavirus è servito da lezione ambientale. La gente capisce sempre meglio l’importanza di proteggere le specie selvatiche per la salute di tutti, perfino in zone remote come lo Yunnan, dove ci battiamo per difendere i grifoni himalayani, le aquile e i gibboni. Dal 2015, quando è stata varata una nuova legge sulla protezione della natura, abbiamo messo in piedi decine di cause, insieme alle popolazioni locali. E su alcune la magistratura ci ha già dato ragione. Questo dimostra che sta crescendo la sensibilità nei confronti dell’ambiente, anche nei tribunali.” […]