Lo scrive Jorgen Randers in 2052 (a proposito, quasi 500 persone al Festival della Letteratura di Mantova per la sua lecture in compagnia di Luca Mercalli) facendo risalire questa mancata volontà o capacità di confronto, e quindi di azione, addirittura ai primi anni Settanta, a partire quindi dalla pubblicazione di The Limits to Growth.
Lo ribadisce proprio Engelman nell’introduzione al volume con cui quest’anno il Worldwatch Institute prova a fornire la risposta a una domanda che, inutile nasconderselo, aleggia da tempo: è ancora possibile la sostenibilità? E in apertura di State of the World 2013 Engelman mette in evidenza come l’assenza di una seria volontà di confronto sia valsa perfino a compromettere la riconoscibilità, il senso, l’autorevolezza, la credibilità di un concetto semplice e forte come quello di “sviluppo sostenibile”. La sosteniblablablà è il prodotto dell’odierna cacofonia, in cui il termine sostenibilità ricorre in qualsiasi ambito, usato sempre con significati diversi, svuotato, indebolito, travisato, ridicolizzato. “Sostenibilità finanziaria” è, soprattutto pensando a chi lo utilizza, forse tra tutti il capolavoro di ipocrisia e spudoratezza nell’intenzionale abuso di un concetto. Ma a fargli da contorno c’è un mare di sosteniblablablà nella comunicazione, nella pubblicità, nella politica (qui a livelli monstre), nell’economia e perfino nella ricerca. State of the World 2013 (34 capitoli con autori come Tim Jackson, Pavan Sukhdev, Robert Costanza, Herman Daly, Danielle Nierenberg, Erik Assadourian, Annie Leonard e molti altri) si è assunto un compito ambizioso e complesso: ricostruire il punto a cui siamo arrivati e trovare nuovi criteri per valutare ciò che stiamo facendo (e ciò che dovremo fare) in nome dell’originario significato del termine “sostenibilità”.
Per scoprire la soluzione ai problemi di sovrappopolazione del pianeta proposta da Betrand Zobrist, e al centro del thriller di Dan Brown, non c’è quindi che da leggersi Inferno.
Per accedere a una ricchissima analisi su innumerevoli questioni indiscutibilmente più non fiction di quelle trattate in Inferno, meglio consultare State of the World 2013.
Il quadro più aggiornato della situazione, delle idee, e del confronto “serio” che pure esiste è quanto offre State 2013. Un libro utile, da tenere come rimedio alla cacofonia quotidiana e al greenwashing dilagante.
Appuntamento allora il 20 settembre allo storico caffè Pedrocchi di Padova per il lancio di State of the World 2013. È ancora possibile la sostenibilità?