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Sfogliando margherite di Marco Moro
Benedetta irrequietezza di Diego Tavazzi
L'inchiesta in salsa verde di Emiliano Angelelli
Vite spericolate. Intervista a Patrick Fogli a cura della redazione
Macello di mafia di Maurita Cardona
Il ritorno del nucleare in Italia di Ilaria Di Bella
Giù l'ecomostro di Palmaria di Antonio Pergolizzi

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Macello di mafia
di Maurita Cardona*


Il percorso che fa la carne che mangiamo prima di arrivare sulle nostre tavole molto spesso incrocia la mafia. Macellazioni clandestine e riconfezionamento abusivo di alimenti andati a male minacciano la nostra salute e arricchiscono le tasche della criminalità organizzata. A denunciare questa situazione è l’XI Rapporto Sos Impresa di Confesercenti. La macellazione clandestina è uno dei fenomeni più inquietanti di questo panorama di frodi alimentari. Strettamente connessa al fenomeno dell’abigeato ha però un raggio molto più ampio di quello che si potrebbe pensare considerando i soli numeri dei furti alle aziende agricole italiane. Infatti la collaborazione della malavita autoctona con quella dei paesi dell’Est, in cui i parametri di sicurezza alimentare sono blandi, favorisce la circolazione sui mercati di carni che per la legge italiana non potrebbero mai essere vendute. È questa una delle inquietanti realtà denunciate in Ecomafia 2009, l'annuale rapporto di Legambiente appena uscito in libreria.

“I numeri sono elevati – si legge nel rapporto della Confesercenti – due tonnellate di salumi e carni bovine macinate sequestrate a Piacenza nel 2008 dai carabinieri del Nas di Parma. Nel corso dell’operazione è stata riscontrata la presenza di lotti di salumi in pessimo stato di conservazione che una volta ripuliti, eliminando le tracce di deterioramento, venivano riconfezionati abusivamente per essere rimessi in commercio con la data di scadenza omessa o modificata. Il Comando dei carabinieri ha inoltre individuato due quintali di carne bovina macinata che l’azienda non era autorizzata a trattare”.
E ci sono anche i casi di capi malati le cui carni sono state comunque messe in commercio. Il più noto alle cronache è quello degli animali affetti da brucellosi, spesso infettati dalla criminalità stessa per poter più facilmente ricattare e taglieggiare gli allevatori. Gli episodi campani sono numerosi e molti sono stati denunciati e scoperti. All’interno dell’operazione “Meat Guarantor”, conclusa nel 2003, era stata scoperta un’organizzazione che somministrava anabolizzanti agli animali malati per farli rimanere in vita e ingrassare fino al momento della macellazione.
Con l’emergenza rifiuti di Napoli e provincia si è inoltre evidenziato tutto un mondo di aziende agricole che continuavano ad allevare animali su terreni contaminati dai rifiuti per poi immetterne le carni sul mercato. Anche qui la camorra ha trovato spazi di speculazione acquistando a prezzi stracciati le imprese messe in difficoltà dalla diossina per poter accedere ai fondi per le aziende in crisi del commissariato straordinario.

Ma il rapporto tra camorra e business delle carni va anche oltre i confini campani. Un traffico illegale di suini è stato intercettato dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Gli animali, introdotti in Italia dalla Spagna privi di documentazione sanitaria, venivano poi regolarmente venduti nel nostro paese. “Le accuse sono di commercio di sostanze alimentari nocive e reati tributari” si legge nel Rapporto Sos Impresa. Altre inchieste hanno portato alla luce un giro di capi di bestiame acquistati in Bulgaria e Romania dove i prezzi per capo sono decisamente più bassi che in Italia. Gli animali venivano portati nel nostro paese e contaminati con la brucellosi per poi essere abbattuti e ottenere il rimborso dello Stato.
E ancora, in Calabria è stato scoperto il caso della cosca Iamonte di Melito Porto Salvo (Rc) che falsificava i documenti di tracciabilità degli animali per poi immettere le carni sul mercato attraverso prestanome o macellerie colluse con la cosca. L’inchiesta ha portato all’arresto di Carmelo Iamonte e di un dirigente medico dell’Azienda sanitaria di Melito Porto Salvo, oltre che al sequestro preventivo di aziende nei settori dell’allevamento, macellazione e distribuzione di carni macellate.

* Redazione La Nuova Ecologia.