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In questo numero:

Star dell'economia ecologica di Marco Moro
Le imprese nel futuro a cura di Diego Tavazzi
La (prossima) rivoluzione energetica nell'edilizia a cura di Maria Antonietta Giffoni Redazione Nextville
Sostenibilità 2.0, e anche qualcosa in più a cura di Diego Tavazzi
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Le imprese nel futuro
Intervista a Edo Ronchi
a cura di Diego Tavazzi

In questo articolo parliamo di:
Corporation 2020
Trasformare le imprese per il mondo di domani

di Sukhdev Pavan
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Dopo aver lavorato per la Deutsche Bank e per l’Unep, Pavan Sukhdev è stato l’autore principale del TEEB, lo studio che ha ridefinito la discussione sul valore economico dell’ambiente. Il suo curriculum, già notevole, è arricchito da svariate esperienze “sul campo”, dato che negli ultimi anni è stato consulente di un numero crescente di imprese e multinazionali che ha aiutato a migliorare i loro impatti ambientali e sociali.
Abbiamo chiesto a Edo Ronchi di presentarci Corporation 2020, testo in cui Sukhdev illustra le sue proposte su come far entrare le aziende nel XXI secolo.

Sukhdev contrappone la Corporation 2020 alla Corporation 1920.  In che cosa si distinguono?

Per Sukhdev il modello delle Corporation 1920 è quello originario della brown economy, del libero mercato capitalistico, alimentato da una visione a breve termine perché punta sui guadagni immediati. Le Corporation 1920 hanno cessato di avere “finalità sociali”, ma puntano solo a ottimizzare i risultati per gli azionisti. Questo modello è stato protagonista di una crescita vertiginosa, anche delle dimensioni aziendali: è stato quindi un modello di relativo successo perché ha alimentato crescita di consumi e di redditi, anche se ha fatto crescere l’indebitamento, ha investito enormi cifre in pubblicità alimentando il consumismo e ha spesso piegato le regole a suo vantaggio con forti azioni di lobbying. Questo modello è stato capace per un lungo periodo di non internalizzare i costi ambientali, scaricandoli sulla società e le future generazione. Corporation 2020 è invece il modello di impresa alla base di una green economy e punta a riallineare gli obiettivi aziendali con quelli della società, quindi l’azienda deve puntare a produrre reale ricchezza, comportarsi come una comunità e  come un istituto di formazione.


Quali sono, a suo giudizio, i principali ostacoli all’affermazione del modello delineato da Sukhdev? E quali sono i modi per superarli?
I principali ostacoli derivano dal fatto che gli investitori, per la gran parte, cercano solo profitti privati e prestano scarsa attenzione all’interesse pubblico. Occorrono quindi  nuove regole, come scrive Sukhdev, che possono riguardare la contabilizzazione delle esternalità, modelli di fiscalità che tengano conto dei costi reali, maggiore trasparenza e standard diversi per la pubblicità, controlli efficaci sul lobbying, certificazioni sulle attività delle imprese.


Sukhdev è l’autore principale del progetto Teeb (The Economics of Ecosystems and Biodiversity), che studia l’impatto economico della perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemi. Secondo lei questa esperienza ha influito sulla visione di Corporation 2020?
È lo stesso Sukhdev a dirci che gli studi sull’economia degli ecosistemi e della biodiversità forniscono numerosi esempi di servizi  eco-sistemici che forniscono benessere e reddito alle famiglie anche se non generano reddito per investitori privati, per esempio le aree naturali protette. Da ciò trae la convinzione che  per la creazione della ricchezza e per il suo mantenimento serve una responsabilità condivisa delle comunità dei governi e delle imprese, in un’ottica di green economy.


Ci sono casi in cui le proposte di Sukhdev sono state applicate? E com’è la situazione in vista della COP di Parigi di dicembre di quest’anno?
Sukhdev cita diversi esempi di imprese avviate verso il modello 2020, penso che molti  di noi ne conoscono anche altre perché quello verso una green economy non è solo un progetto, ma  un processo, pieno di ostacoli, ma in corso.  La crisi climatica, la prima grande crisi ambientale globale e percepita  ovunque come tale, ha messo definitivamente in crisi il modello Corporation 1920: non vi può  essere un consumo illimitato di combustibili fossili, non è vero che se ogni azienda punta solo al proprio interesse si avrà, alla fine, maggiore ricchezza, ma una catastrofe climatica. Durante questa crisi climatica  sono cresciute anche le alternative: gli investimenti in impianti per utilizzare le fonti rinnovabili di energia nel 2013 hanno superato nel mondo quelli per impianti a fonti fossili, gli investimenti per risparmio ed efficienza energetica cresceranno ancora di più. Penso che alla COP di Parigi si faranno passi avanti perché più efficaci misure di mitigazione possono ormai essere sostenute da un'economia che sta crescendo: la green economy.