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In questo numero:

La cultura dello scarto di Antonio Cianciullo
Il pianeta che vedremo a cura di Emanuele Bompan
Il futuro รจ in mano alle corporation a cura di Marco Moro
Il valore nascosto delle piante di Beppe Croce
Made in food waste di Marco Capellini
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Il valore nascosto delle piante
di Beppe Croce


Camaldolesi e Francescani facevano un uso del bosco che coinvolgeva la sfera dell’utile e al tempo stesso della spiritualità, della poesia e della bellezza. Quella relazione è stata frettolosamente sostituita da un approccio solo produttivistico che, ignorando la complessità, sbaglia anche i conti economici.

La Regola dei Camaldolesi, a cui dobbiamo il primo codice forestale della storia, ci rimanda alla straordinaria molteplicità di sensi e di funzioni della materia fondamentale di cui si occupa la bioeconomia: il mondo vegetale. Oggi le società occidentali ne riscoprono a modo loro l’importanza.
“Nel lungo periodo i combustibili fossili non saranno più disponibili a un prezzo vantaggioso e la biomassa sarà la fonte primaria di carbonio per l’economia globale.”
Così si annunciava l’era della biobased economy nelle parole di una dirigente della Commissione europea. Il mondo vegetale qui si riduce a un’astratta e informe risorsa, la biomassa, ampiamente disponibile sul pianeta, da sfruttare come fonte di energia e materie prime.
Certo, anche Camaldolesi e Francescani facevano un uso economico del bosco, ma in un rapporto assai più complesso che coinvolgeva la sfera dell’utile e al tempo stesso della spiritualità, della poesia e della bellezza. Il bosco era il cosmo o l’intermediario del cosmo. Nel linguaggio spesso riduttivo della politica e dell’impresa, che è poi il nostro linguaggio quotidiano, si prefigura invece un potenziale di opportunità, ma anche di rischi.
Per quanto più laici di San Romualdo, fondatore dei Camaldolesi, per entrare con successo nella bioeconomy non potremo trascurare la molteplicità di funzioni che il mondo vegetale assolve per la nostra vita. Non potremo fare a meno neppure della sorpresa, della poesia e del rispetto per un albero in fiore. Non potremo fare a meno di economie più solidali e di un rapporto con le risorse diverso dall’usa e getta. Se ridurremo tutto a biomassa la scommessa è già persa.
Una straordinaria sfida economica ed ecologica
In estrema sintesi bioeconomia significa che il motore dell’economia dei prossimi decenni saranno le risorse rinnovabili di origine biologica, in progressiva sostituzione del petrolio e delle altre sostanze fossili. Risorse che vengono dalle piante, dagli animali, dalle alghe e dagli organismi che vivono nel mare; ma anche da funghi, batteri, lieviti nonché dalla parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani.
Assumendo materie prime biologiche e rifiuti come base dei prodotti di domani, si apre una straordinaria sfida economica ed ecologica.
Tre i vantaggi offerti dalle materie prime biologiche: sono potenzialmente non esauribili; in genere meno inquinanti e meno tossiche dei loro omologhi fossili; producibili sul territorio e in grado di garantire maggiore autonomia energetica e politica.
Il motore principale di questo sviluppo è la chimica verde, ossia il complesso di conoscenze e tecniche che ci consentono di estrarre dalla biomassa sostanze ad alto valore aggiunto... Continua a leggere su 'Materia Rinnovabile', n. 4 giugno 2015