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In questo numero:

È l’ora della green education? di Marco Moro
Contratti di prestazione energetica negli edifici pubblici di Filippo Franchetto Redazione Nextville
Passa di qua la Terza via? di Diego Tavazzi
Nominations per il World Food Prize 2014 di Paola Fraschini
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Contratti di prestazione energetica negli edifici pubblici
Intervista a Sergio Zabot
di Filippo Franchetto Redazione Nextville

In questo articolo parliamo di:
Guida ai contratti di prestazione energetica negli edifici pubblici
di Dario Di Santo e Sergio Zabot
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“Proteggere il clima e riqualificare i sistemi energetici anche in mancanza di fondi”. Questo motto è strettamente legato ai contratti per il risparmio energetico a partire dalla fine degli anni Novanta. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti dell’efficienza energetica. Nel 2009 la Provincia di Milano, a seguito dell’adesione al Patto dei Sindaci in qualità di struttura di supporto per i comuni dell’hinterland milanese, ha attuato un ambizioso programma di investimento. I risultati del progetto sono stati raccolti e descritti nella Guida ai contratti di prestazione energetica negli edifici pubblici redatta da Sergio Zabot, ex direttore del Settore Energia della Provincia di Milano, che ha ideato e gestito l’intero progetto.

La Guida mostra bene le enormi potenzialità, ancora inespresse, di una estesa “grande opera” di riqualificazione energetica complessiva del patrimonio immobiliare pubblico del nostro paese. Anche in vista del raggiungimento degli obiettivi richiesti dall’Europa, ritiene che possa essere sufficiente la somma di tante piccole iniziative intraprese a livello locale o considera comunque indispensabile una cabina di regia nazionale, per coordinare e indirizzare il lavoro degli enti locali?
Sono stato sempre molto scettico sulle “cabine di regia nazionali” in un paese di oltre 8.000 campanili molto diversi tra loro per cultura, tradizioni, situazioni amministrative e non ultimo condizioni climatiche… per dirla in breve: quello che si può fare a Bolzano, non si può fare a Palermo e viceversa.
Inoltre le “cabine nazionali” finiscono inevitabilmente per essere preda delle lobbies che ormai albergano stabilmente nei Ministeri, negli Enti e che, con le loro potenti associazioni, sono in grado di condizionare anche quegli istituti, come per esempio Consip, che dovrebbero salvaguardare gli interessi della Pubblica Amministrazione.
La forza del Patto dei Sindaci risiede nel fatto che esso ha risvegliato consapevolezza nei piccoli Comuni che possono diventare una fucina di iniziative innovative. Personalmente ritengo che la dimensione ottimale per promuovere iniziative di efficienza energetica a livello locale sia quella provinciale, ma ahimè, le Provincie sono ormai delle bestie macellate con rito Halal e sono lasciate appese a dissanguarsi lentamente.
Non è un caso che le iniziative innovative in tema di contrattualistica prestazionale per il risparmio energetico con garanzia di risultato si stanno sviluppando proprio a livello provinciale. Dopo la Provincia di Milano, che ha fatto da apripista, la Provincia di Chieti e la Provincia di Modena ne hanno seguito l’esempio; ora le Province di Padova e di Rovigo intendono percorrere la stessa strada; la Provincia di Bergamo e la Provincia di Trento si stanno preparando e altre potrebbero seguire, se solo si smettesse di sparare sulla Croce Rossa.

L’impressione generale di chi opera nel campo dell’efficienza energetica è che – a parte qualche sparso esempio virtuoso - le Amministrazioni Pubbliche si trovino ancora impreparate di fronte a meccanismi contrattuali complessi, quali il contratto con prestazioni garantite (EPC) o il finanziamento tramite terzi (FTT). Secondo lei si tratta di un problema meramente tecnico e organizzativo, imputabile anche alla carenza di competenze specifiche all’interno delle PA, oppure di un problema culturale più ampio dovuto a una scarsa consapevolezza dell’importanza dei temi energetici e ambientali?

A questo proposito occorre sfatare con forza la leggenda metropolitana sull’incompetenza della Pubblica Amministrazione, sapientemente pilotata dal massimalismo imperante. Ho lavorato per 40 anni nella PA, in posizioni sempre più di rilievo e posso assicurare che le competenze sono generalmente di altissimo livello e in grado di comprendere e gestire la complessità delle situazioni che la società moderna comporta.
La preparazione degli EPC con FTT e garanzia di risultato sono sicuramente complessi e lunghi da implementare e occorre sinergia tra gli aspetti tecnici, amministrativi, legali e soprattutto finanziari. Occorre superare le prassi consolidate delle procedure aperte e orientarsi verso il dialogo competitivo e i project financing, coinvolgendo gli istituti finanziari fin dall’inizio della concezione progettuale.
L’errore tipico, peraltro imposto dalle attuali procedure di gara, consiste nel predisporre degli ottimi progetti tecnici, approvarli, mandarli in gara e cercare i finanziamenti a gare concluse. E’ il preludio al fallimento. Normalmente i piani economici e finanziari presentati in sede di gara presentano in calce la dicitura con cui la banca dichiara che l’asseverazione non costituisce impegno al finanziamento del progetto. Ma allora a cosa servono i PEF? A cosa serve l’asseverazione? Le banche devono essere coinvolte prima delle gare e l’asseverazione dei piani economici e finanziari deve comprendere l’impegno della banca a finanziare i progetti.
Forse più che accusare di inadeguatezza la PA, occorre comprendere meglio le nuove tematiche contrattuali, le modalità per strutturarle, per attivarle e adeguare l’impianto normativo favorendone la loro implementazione.
Un altro aspetto critico è rappresentato dallo svuotamento di competenze qualificate all’interno della PA, dovuto principalmente alla sempre maggiore ristrettezza economica in cui versano gli enti. Succede così che le Amministrazioni accettino di buon grado proposte di contratti “Global Service”, in quanto non sono in grado di amministrare direttamente la molteplicità dei contratti necessari a gestire in proprio i beni amministrati. Ma i contratti “Global Service” sono delle trappole: i sub-appalti non si controllano più e i risultati gestionali sono inevitabilmente dispersi e raggirati nelle asimmetrie informative descritte da Jensen e Merckling nel 1976 nella teoria dell’agenzia.

Si sente spesso dire che l’efficienza energetica ha poco appeal perché, a differenza dei tetti fotovoltaici o delle pale eoliche, è “qualcosa che non si percepisce visivamente”. Secondo lei è possibile fare in modo che, così come avvenuto con le rinnovabili, anche l’efficienza energetica possa suscitare un grado di interesse tale da attirare l’attenzione del grande pubblico?

Non è questione di appeal, è questione di numeri certi e misurabili. Un impianto fotovoltaico o una pala eolica producono energia elettrica misurabile esattamente, contabilizzabile e retribuita puntualmente dal GSE. In un piano economico finanziario entra come cash flow certo. Ergo, qualunque istituto finanziario è disponibile a finanziare l’investimento e ad accettare la cessione del credito senza particolari garanzie oltre quelle di rito.
Per gli investimenti in efficienza energetica, invece, spesso non si conoscono i consumi reali, ovvero le cosiddette baseline, non si conoscono con certezza i risultati e, dulcis in fundo, nessuno li vuole garantire. Non è un caso che le uniche misure di efficienza energetica che hanno successo riguardino l’illuminazione pubblica.
Bisogna quindi cambiare registro. Gli audit energetici devono essere finalizzati a ricostruire le vere baseline, comprensive dei costi di gestione e manutenzione (O&M); occorre separare, almeno contabilmente, la gestione degli edifici e degli impianti dalla fornitura dei combustibili; occorre chiedere la garanzia sui risultati introducendo l’obbligo di adeguate coperture assicurative sui risultati stessi (i cosiddetti performance bond).
Solo così l’efficienza energetica può diventare appealing.