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Perché oggi possiamo ancora parlare di decrescita di Marco Moro
Noi siamo natura di Paola Fraschini
È tempo di rallentare e di decrescere, in meglio di Annamaria Duello
Le città europee e il riciclo del rifiuto organico a cura della redazione
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Il cibo di fronte alla sfida della sostenibilità
di Francesco Petrucci

In questo articolo parliamo di:

Materia rinnovabile

Mercato alimentare 

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Quando l’Unione europea il 20 maggio 2020 presentava la strategia “Dal produttore al consumatore” l’intento era chiaro: occorre una maggiore sostenibilità in ogni fase della filiera alimentare. 

Un’agricoltura climaticamente più sostenibile deve avere cura del suolo, produrre cibo più sano riducendo l’uso dei pesticidi e aumentare le coltivazioni “bio”.

Un atteggiamento che già trova riscontro tra gli europei: nel 2021 il 32% aveva acquistato e consumato cibo biologico, il 31% faceva a meno della carne, mentre il 16% guardava l’impronta climatica dei propri acquisti alimentari e talvolta agiva di conseguenza. 

Intanto per la fine del 2022 è attesa la proposta di regolamento Ue sull’etichetta nutrizionale obbligatoria e armonizzata in tutti gli Stati Ue: lo scopo è di migliorare la comprensione da parte dei consumatori del valore nutrizionale degli alimenti spingendoli a scelte più salutari, oltre a spingere il mercato a produrre cibi più sani. 

Per quanto riguarda l’etichetta dell’impronta ambientale dei prodotti, esiste solo una raccomandazione della Commissione Ue alle imprese rilasciata il 16 dicembre 2021.

 

A due anni dalla Strategia Farm to Fork, il 22 giugno 2022 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento con l’obiettivo ridurre del 50% (rispetto alla media 2015-2017) l’uso dei pesticidi chimici e l’uso dei pesticidi più pericolosi entro il 2030 e di vietarne l’uso nelle aree sensibili. Un intervento legislativo necessario alla luce della debolezza della attuale legislazione per un uso sostenibile di queste sostanze. Nel 2020 nell’Ue sono state vendute 346.000 tonnellate di pesticidi, un volume più o meno stabile nell’ultimo decennio. 

Un ruolo chiave per un cibo sostenibile lo gioca la Strategia dell’Ue per il suolo per il 2030 approvata dalla Commissione europea il 17 novembre 2021 per “riparare” un suolo in sofferenza. Nella lotta al declino della materia organica, all’inquinamento, all’impermeabilizzazione e alla perdita di biodiversità diventano fondamentali le buone pratiche agricole; per questo la Strategia influenzerà la nuova Politica agricola comune (Pac) Ue 2023-2027.

 

Legata alla Strategia per il suolo e fondamentale per la resilienza dei sistemi alimentari è la proposta di regolamento sul ripristino della natura presentata dalla Commissione europea il 22 giugno 2022. Il regolamento fissa obiettivi vincolanti (già al 2030 e fino al 2050) di ripristino del buono stato degli ecosistemi terrestri, costieri e di acqua dolce, nonché degli habitat marini. 

Non è però importante solo che cibo mangiamo ma anche come arriva sulle nostre tavole e a che prezzo. Per questo la direttiva 2019/633/Ue ha dettato regole (dal 1° novembre 2021) sulle pratiche commerciali nella filiera del cibo a protezione degli anelli più deboli della catena. Le regole riguardano sia le relazioni tra agricoltori e allevatori e industria, sia quelle tra produttori, intermediari, grossisti e distributori.

 

Infine c’è il problema del cibo sprecato e della sua gestione a fine vita. Si stima che il 20% del cibo totale prodotto vada perso o sprecato; lo spreco avviene lungo l’intera filiera alimentare.

Secondo gli ultimi dati Ue disponibili (Fusions - Food Use for Social Innovation by Optimising Waste Prevention Strategies, 2016) il 70% degli sprechi avviene in famiglia, nella ristorazione e nel commercio al dettaglio; i settori della produzione e della trasformazione contribuiscono per il restante 30%.

I rifiuti alimentari inoltre rappresentano l’8-10% delle emissioni globali di gas serra (dati Onu 2021).

Eppure attuare pratiche di riduzione degli sprechi alimentari porta benefici finanziari alle aziende. Secondo i dati raccolti  nel marzo 2017 dai ricercatori del World Resources Institute e del Waste & Resources Action Program e relativi a 1.200 siti aziendali in 700 aziende di 17 paesi, quasi tutti i siti valutati hanno ottenuto un ritorno positivo, con la metà che ha registrato un ritorno sull’investimento pari o superiore a 14 volte. 

 

Intanto a giugno 2021 è arrivato il Codice di condotta per pratiche commerciali e di marketing responsabili nella filiera alimentare dell’Ue. Il Codice, sviluppato dall’industria alimentare Ue, mira a migliorare le prestazioni di sostenibilità degli operatori della filiera alimentare e include impegni in materia di prevenzione e riduzione degli sprechi alimentari.

Per quanto riguarda invece la gestione a fine vita del cibo, la direttiva rifiuti 2018/851/Ue obbliga gli Stati membri alla raccolta differenziata dei rifiuti organici dal 31 dicembre 2023, li invita a incoraggiare il riciclaggio, compreso il compostaggio e la digestione, e a promuovere l’utilizzo dei materiali ottenuti dai rifiuti organici.