“Prima che il secondo affondo della recessione raggiungesse anche loro, Cargill e una serie di altre imprese agricole e alimentari cavalcavano con stile le onde della burrasca finanziaria internazionale, registrando profitti record mentre un miliardo di persone soffriva la fame”: parole di Raj Patel, che assieme a quelle di numerosi altri contributors d’eccezione vivacizzano il ricchissimo quadro offerto in Eating Planet 2012 sui grandi temi del cibo e dell’alimentazione. Del primo e importante volume del Barilla Center for Food & Nutrition si parla nell’intervista a Danielle Nierenberg. Qui vorrei solo richiamare l’attenzione sulla metafora del surf, che ricorre spessissimo quando si parla di finanza e soprattutto di speculazione finanziaria ovvero, per come è andata negli ultimi decenni, di economia tout-court.
Che si giochi con i prezzi delle commodities, con quelli delle risorse energetiche o con il debito pubblico delle nazioni, il successo sta nel cavalcare le onde, le stesse che magari si è contribuito a provocare. A fare da contraltare si è sviluppato un vocabolario parallelo con cui si prova a dare un’identità agli attributi e agli obiettivi di un diverso rapporto tra economia e società. Qui l’economia diventa “equa”, “solidale”, “sobria”, “giusta”, o semplicemente “altra”, finalizzata a dare a tutti “quanto basta”, privilegiando la dimensione “locale”, con l’obiettivo della “decrescita”. E l’elenco è largamente incompleto.
Edizioni Ambiente è consapevole attore in questo scenario. In un lungo articolo Marco Morosini richiama, per esempio, l’ipotesi di “economia della sufficienza” sviluppata dal Wuppertal Institut e da Wolfgang Sachs in Futuro Sostenibile. Il libro, uscito lo scorso anno, offre un vero e dettagliato piano d’azione, non solo una visione.
“Sufficiente” sarebbe una traduzione accettabile anche per enough il termine che Diane Coyle associa a economics nel titolo di un volume la cui versione italiana è di uscita imminente. Abbiamo preferito tradurre enough con “abbastanza” aggiungendo, di fatto, una ulteriore possibile declinazione da mettere a confronto con le tante citate in precedenza. Ma di questa novità avremo modo di parlare.
Nel frattempo, sembra che in questo scontro tra surfisti e cultori del rallentamento (tanto per citare i due estremi) ci sia una vittima: il concetto di efficienza, visione per il futuro a cui puntare, almeno fino a poco fa, ora dileggiata come insufficiente (o come pura mitologia) dagli economisti più acutamente critici. Vero: produrre con meno non significa automaticamente produrre meno. Quindi, rispetto al controverso tema della crescita e dei limiti biofisici ai nostri consumi “più efficienza” non è una risposta sufficiente. Ma generalizzare non serve: l’efficienza è un orizzonte certamente limitato ma altrettanto certamente necessario, per esempio quando si parla di rifiuti, come ricorda Duccio Bianchi nell’intervista dedicata a Riciclo ecoefficiente, ritratto di un settore della green economy italiana vitale e promettente anche in termini di occupazione. Cosa che di questi tempi non sembra proprio trascurabile.