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In questo numero:

Il richiamo dell’outdoor di Marco Moro
Anche nel 2020, numeri da brivido per le ecomafie di Diego Tavazzi
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma* di Paola Fraschini
Negoziati sul clima di Arianna Campanile
Greenwashing: se lo conosci... lo eviti di Diego Tavazzi
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Il richiamo dell’outdoor
di Marco Moro


Non è esattamente il richiamo della foresta, ma ci siamo vicini. Tra le tante conseguenze nefaste ed effetti collaterali della pandemia di Covid-19, stiamo sperimentando un immobilismo forzato all’interno delle nostre abitazioni, mentre uscire, respirare, cambiare aria, diventano necessità, desideri, molto più nettamente percepibili di quanto lo fossero prima. Così come il bisogno di muoversi, di svolgere attività fisica all’aperto. Ma c’è di più: non si tratta solo di separazione da un generico “fuori”, quella che viviamo è una drastica deprivazione del contatto con la natura. 

 

I libri della collana Simbiosi, in particolare La specie solitaria di Lucy Jones e L’anima animale  di Richard Louv (autore cui si deve la stessa identificazione di sintomi ed effetti della sindrome da deficit di natura) raccontano quanto sia determinante per la nostra salute, non solo fisica, recuperare il contatto la natura. E se la cura delle piante che abbiamo sul balcone di casa – o dell’orto per i più fortunati – possono costituire un debole surrogato temporaneo, alla lunga è il “vero outdoor” ciò che desideriamo. 

Il nuovo numero del nostro magazine internazionale Materia Rinnovabile, dedicato ai trend di innovazione nel settore dell’outdoor illustra uno scenario duplice: c’è il giro d’affari del turismo all’aria aperta che ha registrato – come il turismo il generale - una brutale contrazione, e ci siamo noi, che forse non avremo più tanto desiderio, una volta che ritroveremo la possibilità di muoverci,  di farlo con modalità di fruizione del “fuori” che ci costringano a un contatto eccessivo con i nostri simili. Già lo scorso anno alcuni sondaggi rilevavano un netto spostamento delle preferenze vero il turismo open air. Una tendenza che sembra andare di pari passo con una maggiore attenzione verso gli impatti connessi a queste attività. La rivista si concentra quindi sull’evoluzione nell’ambito dell’abbigliamento e attrezzature per le attività all’aperto, dove l’innovazione sta puntando decisamente verso la sostenibilità dei processi produttivi, dei materiali, della supply chain e dello stesso modello di business. Un trend che rispecchia la capacità di ascolto delle aziende dell’outodoor verso una clientela con cui si condividono obiettivi e sensibilità. 

 

Un allineamento tra impresa e consumatore che richiama uno dei cardini concettuali della Corporation 2020 come definita da Pavan Sukhdev nell’omonimo libro, che in termini molto più generali significa che le imprese non possono più permettersi di avere finalità in contrasto con quelle della società nel suo complesso. 

Aspettiamo quindi di poter tornare a uscire, per essere a contatto con la natura avendo forse capito molto più chiaramente di prima quanto ci è necessaria e quanto sia fondamentale che tutto, dalle nostre scelte e azioni fino ai materiali che utilizziamo, contribuisca a fare sì che questo “ritorno alla natura” non si risolva in una sua ulteriore perdita.