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In questo numero:

Limiti della crescita, limiti della consapevolezza di Marco Moro
Negoziare il clima che cambia di Diego Tavazzi
One love di Paola Fraschini
A tutto gas? a cura della redazione
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Per la salvaguardia del pianeta
di Paola Fraschini

In questo articolo parliamo di:

EcoLove
Perché i nuovi ambientalisti non sanno ancora di esserlo

Fiore de LetteraElena Granata

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Il nostro nome dice chi siamo: Edizioni Ambiente. Siamo editori, amiamo il nostro mestiere e cerchiamo di farlo al meglio, per questo l’ecologia non può essere solo il contenuto del nostro lavoro, ma deve diventare il modo in cui guardiamo il mondo, il metodo, la forma stessa del nostro pensiero. E pensare in modo ecologico ha che fare con l’arte, la filosofia, la letteratura, la musica e la cultura, con il futuro e le relazioni umane. 

Questo “pensare” può nascere solo da un sentimento profondo di empatia e di compassione per il nostro mondo e il nostro tempo, per il destino del pianeta e la felicità dei nostri figli. Lo spiegano bene Fiore de Lettera ed Elena Granata in EcoLove, ultima novità in uscita per la collana Simbiosi, in cui si racconta di questo inedito innamoramento collettivo, che trascende le età e le appartenenze culturali e che sta generando nuove forme di creatività, nei singoli e nelle comunità. La trasformazione culturale a cui stiamo assistendo porta nelle piazze migliaia di ragazze e ragazzi che protestano contro l’inerzia delle risposte ai cambiamenti climatici. Si moltiplicano i progetti di riforestazione urbana e di agricoltura biologica, e non c’è azienda che non abbia messo la sostenibilità al centro della propria comunicazione… Dobbiamo fare in modo che questa non sia una passione passeggera, dobbiamo consolidare questa relazione con il pianeta. 

A voi uno stralcio che ci porta nel cuore di questo bel libro, introdotto dalle parole di Timothy Morton: “Leggere poesie non salverà il pianeta. Lo faranno le scienze affidabili e le politiche sociali progressiste. Ma l’arte ci permette di intravedere esseri che esistono aldilà – e fra gli interstizi – delle nostre consuete categorie.”

“Ci vogliono almeno un filosofo, un artista, uno scienziato e una grande piazza pubblica per sensibilizzare ai cambiamenti climatici, se vogliamo catturare l’attenzione di persone distratte e poco interessate al tema. L’arte contemporanea è il linguaggio che consente di farsi capire da tutti, di coinvolgere con esperienze avvolgenti, che chiamano le persone a partecipare e a capire che lo scioglimento dei ghiacci, il surriscaldamento del pianeta, la distruzione delle nostre foreste non sono lontani da noi, ma sono strettamente collegati al nostro destino. 

Nel novembre del 2015 l’artista dano-islandese Olafur Eliasson, con la collaborazione del filosofo Timothy Morton e del geologo Minik Rosing, organizza in piazza del Pantheon a Parigi Ice Watch, un’installazione progettata in occasione dei negoziati COP21, altrimenti noti come Summit sul riscaldamento globale. 
Si tratta di ottanta tonnellate di ghiaccio raccolte in Groenlandia e disposte a cerchio in dodici blocchi che, visti dall’alto, ricreano il quadrante di un grande orologio e, dal basso, ricordano la forma del sito di Stonehenge. 
Chiunque può avvicinarsi e toccare il ghiaccio. La curiosità dei passanti si anima con il passare delle ore quando, sciogliendosi, il ghiaccio va sorprendentemente ricreando buchi e anfratti. 
Il messaggio è chiaro: il ghiaccio si scioglie e il tempo passa. 

Nessun proclama, nessuna predica, nessuna scritta. L’artista propone ai passanti di entrare in relazione con la verità del qui e ora, con il ghiaccio che si scioglie davanti ai loro occhi, che cambia forma, che emana freddo e trattiene calore, con la materia viva. Morton, commentando quell’esperienza, ricorda come si fosse voluto evitare ogni riferimento allarmistico ai dati e alle narrazioni sullo scioglimento dei ghiacci che generano normalmente impotenza e distanza. L’arte sa trovare altre strade per comunicare con le persone. I dati importano a chi è già sensibile e informato, a chi ha coltivato la conoscenza. Chi è disinteressato al tema non percepisce il valore del dato in sé, per quanto importante e tragico. Nessun dato numerico nella sua astrazione ha mai cambiato un comportamento. 

L’arte usa la straordinaria energia dell’esperienza fisica ed emozionale nei confronti di una cosa che prende vita nel suo divenire; non con la sua idea, i suoi numeri, i suoi dati scientifici. 
L’opera di Eliasson è anche una grande meditazione sul tempo e sul futuro. È il ghiaccio stesso che contiene il tempo: il tempo nel quale si scioglierà mi fa capire di che cosa sto parlando. Il ghiaccio è orologio di sé stesso. Non più solo i corpi e gli umani comunicano il tempo nel lento attraversamento di anni e stagioni, ma tutto, improvvisamente, rivela il tempo nella sua corsa drammatica. Nell’immaginario comune la dimensione del tempo non esiste per il cielo, il mare, le rocce, il ghiaccio. Riusciamo a percepirlo solo quando essi vivono, si muovono e si trasformano davanti al nostro sguardo. Riconoscere questo loro tempo significa essere ecologici, cioè empatici con gli altri viventi.”