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In questo numero:

Limiti della crescita, limiti della consapevolezza di Marco Moro
Negoziare il clima che cambia di Diego Tavazzi
One love di Paola Fraschini
A tutto gas? a cura della redazione
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A tutto gas?
Intervista a Gianni Silvestrini
a cura della redazione

In questo articolo parliamo di:
Che cos’è l’energia rinnovabile oggi 
di Gianni Silvestrini
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 Alla luce della guerra in Ucraina quali strategie potrebbe adottare l’Italia per puntare all’indipendenza dal gas russo?

 

“In genere vengono presentate soluzioni articolate che puntano su rigassificatori e il potenziamento del flusso di gas da Algeria, Libia e Azerbaijan.  Manca quasi sempre l’attenzione sulle politiche di efficienza energetica, riduzione della domanda e crescita delle rinnovabili.

Ovviamente la scelta del mix di azioni deve essere tarato sulla tempistica e sull’intensità dei tagli necessari per liberarsi dalla dipendenza dal gas russo. Se parliamo cioè di alcuni mesi o di alcuni anni.

Per intenderci la scelta di noleggiare una nave rigassificatrice in grado di fornire 4-5 mld metri cubi l’anno, potrebbe essere fatta in pochi mesi (anche se ci sarà una forte competizione internazionale per accaparrarsi le navi disponibili). Costruire un nuovo rigassificatore, come quello di Porto Empedocle che ha avviato il processo autorizzativo dieci anni fa, potrà consentire di fornire 8 miliardi di metri cubi l’anno solo dal 2027. Anche l’aumento delle importazioni attraverso i gasdotti prevede tempi diversificati.

Come detto, nelle analisi che vengono fatte, mancano quasi sempre elementi importanti di risposta, come quelli sulla domanda e, soprattutto, sulla possibile fortissima crescita delle rinnovabili.”

Le rinnovabili che peso specifico possono avere, nel breve e medio termine in questa strategia?
“È interessante il fatto che proposte audaci in questo campo vengono non solo dagli ambientalisti, ma anche dall’industria. Secondo Elettricità Futura di Confindustria infatti, si potrebbero installare nel nostro paese 60 GW in tre anni, per l’80% impianti fotovoltaici. Parliamo di investimenti per 85 mld €, con una ricaduta di 80 mila posti di lavoro. Ma cosa blocca l’effettiva concretizzazione di una potenza rinnovabile annua venti volte superiore a quella media degli ultimi sei anni? Un elemento centrale è dato dall’estrema difficoltà di ottenere le autorizzazioni a livello regionale, dal blocco da parte delle Sovrintendenze dei beni culturali. Il tema dell’inserimento nel paesaggio è un dato estremamente importante. Vanno coinvolte le popolazioni locali, anche prevedendo adeguate ricadute economiche. Ricordiamo che riuscire ad installare questi 60 GW, operazione non certo semplice che implica anche il potenziamento delle reti e degli accumuli, consentirebbe di dimezzare le importazioni in Italia del gas russo.”  

 

Quali soluzioni si potrebbero adottare per ovviare al rincaro energetico che si prospetta?

“Negli edifici privati il ricorso al superbonus consente di ridurre notevolmente le bollette. Nel caso delle industrie che non avevano ancora installato il fotovoltaico si assiste ad una corsa verso il solare, soluzione regina per contenere le fluttuazioni dei prezzi.

Si sta inoltre diffondendo anche in Italia il ricorso ai Ppa (Power Purchase Agreement) virtuali, accordi tra un soggetto che installa un impianto rinnovabile e che vende poi l’elettricità a un’impresa, garantendo stabilità nel tempo dei prezzi.”
 

Perché è importante che il cambiamento climatico rimanga al centro del dibattito?
“Purtroppo il Covid e adesso l’aggressione all’Ucraina hanno messo sullo sfondo le preoccupazioni sull’emergenza climatica, che però si è fatta sentire con alluvioni, incendi, siccità in molti paesi del pianeta.
L’ultimo rapporto dell’Ipcc (l’organizzazione scientifica che supporta le Nazioni Unite sul clima) appena pubblicato, ha sottolineato i ritardi globali nella riduzione delle emissioni ma ha anche indicato nel solare e nell’eolico le soluzioni con il maggior potenziale di riduzione dei gas climalteranti mondiali al 2030.” 
 
A quanto ammonta il gas utilizzato per il riscaldamento in Italia? Si prospetta realmente un prossimo inverno al freddo?

“Nel nostro paese il settore civile consuma 32 miliardi di metri cubi ogni anno (cioè poco più dei 28 miliardi che ci fornisce la Russia).  
Se si innalzasse la quota di superficie edilizia riqualificata ogni anno portandola dall’1 al 3% previsto dalla nuova strategia europea Renovation Wave e contemporaneamente si passasse a una riqualificazione spinta degli edifici, i consumi di gas si potrebbero ridurre nel giro di tre anni di oltre 5 miliardi di metri cubi all’anno per arrivare al 2030 a ben 12 miliardi di metro cubi, pari al 41% delle importazioni dalla Russia.
Per quanto riguarda le previsioni per il prossimo inverno, c’è molta incertezza. Sappiamo che l’Europarlamento ha chiesto l’embargo immediato del gas russo, ma anche che la Germania non può permettersi una eliminazione delle importazioni. E, anche per l’Italia, un blocco del flusso del metano comporterebbe ripercussioni ben più gravi della sola riduzione dell’uso dei condizionatori o impianti di riscaldamento.
Ma una cosa è certa. L’aggressione all’Ucraina comporterà in tempi rapidi un taglio netto da parte dei paesi europei delle importazioni di gas, petrolio e carbone dalla Russia. E alcune nazioni punteranno ad una rapidissima crescita delle rinnovabili. Pensiamo alla Germania che vuole arrivare ad avere elettricità 100% verde al 2035.”