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Lo stato delle acque europee è da migliorare
di Francesco Petrucci

In questo articolo parliamo di:
Materia Rinnovabile
Acqua
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La crisi climatica ha messo l’Europa di fronte a un problema ben noto da tempo e non più eludibile: la progressiva riduzione delle risorse idriche. L’attenzione si focalizza sulla preservazione e l’utilizzo dell’acqua, questioni che non sono solo ambientali (migliorare la qualità delle acque potabili e non, difenderle dagli agenti contaminanti) ma anche sociali ed economiche: il diritto all’accesso all’acqua da parte dei cittadini, l’uso responsabile della risorsa idrica da parte delle attività economiche. 

Il Rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente del 22 marzo 2022, intitolato Europe’s groundwater: a key resource under pressure (Le acque sotterranee d’Europa: una risorsa chiave sotto pressione, ndr), ha evidenziato come nell’Unione europea le acque sotterranee forniscono il 65% dell’acqua potabile e il 25% dell’acqua per l’irrigazione agricola; tuttavia circa un quarto della superficie totale dei corpi idrici sotterranei nell’Ue si trova in uno stato chimico scadente e il 9% in uno stato quantitativo scadente. Lo stato chimico scadente delle acque è dovuto all’uso diffuso di nitrati e pesticidi, mentre quello quantitativo scadente deriva principalmente da un’estrazione eccessiva per l’irrigazione, soprattutto nell’Europa meridionale. Una situazione che ha portato al varo del regolamento 2020/741/Ue, per spingere il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura riducendo l’estrazione.

Non sono buone notizie: considerando il cattivo stato chimico e quantitativo, secondo l’Agenzia Ue per l’ambiente circa il 29% dell’area del corpo idrico sotterraneo dell’Unione non è in grado di soddisfare le esigenze degli ecosistemi e delle persone.

La direttiva quadro sulle acque 2000/60/Ce aveva tra i suoi obiettivi quello del buono stato ecologico del 100% delle acque dolci superficiali della Ue da raggiungere entro il 2015: un obiettivo fallito. Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia europea per l’ambiente (periodo coperto 2010-2015) uno stato ecologico buono o alto è stato raggiunto solo dal 40% delle acque superficiali (fiumi, laghi e acque di transizione e costiere); lo stato chimico delle acque non è migliore: è “buono” per il 45% dei laghi e per il 34% dei fiumi. 

Nel Piano d’azione della Commissione europea, Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo, lanciato il 12 maggio 2021, viene annunciato un traguardo per il 2030: migliorare la qualità dell’acqua diminuendo i rifiuti, la plastica in mare (del 50%) e le microplastiche rilasciate nell’ambiente (del 30%).

La nuova direttiva Ue sulle acque potabili 2020/2184/Ue dal 12 gennaio 2023 (quando sarà recepita dagli Stati membri) introdurrà standard di qualità dell’acqua più rigorosi, contrastando in particolare inquinanti come gli interferenti endocrini e le microplastiche. Gli inquinanti nelle acque potabili sono monitorati costantemente dalla Ue e la “watch list” della direttiva viene aggiornata periodicamente dalla Commissione europea con l’inserimento di nuove “sostanze preoccupanti” da monitorare. Per quanto riguarda le microplastiche, la Commissione europea nel quarto trimestre del 2022 presenterà una proposta di regolamento per contrastare le microplastiche rilasciate involontariamente nell’ambiente. 

Tra le disposizioni della direttiva europea sulle acque potabili c’è anche l’obbligo per gli Stati di migliorare l’accesso all’acqua da parte dei cittadini, specie quelli più vulnerabili: una misura necessaria se si pensa che in Europa un milione di persone non ha accesso all’acqua e 8 milioni non dispongono di alcun servizio igienico-sanitario.

Nella 10a relazione sull’attuazione della direttiva 91/271/Cee sulle acque reflue urbane, pubblicata a settembre 2020 (la prossima è attesa per il terzo trimestre 2022), la Commissione europea ha evidenziato un miglioramento nella raccolta e trattamento delle acque reflue urbane nell’Ue; tuttavia, la piena conformità alla direttiva resta lontana, visto che la media europea è del 75,8%: intanto, a luglio 2022 è attesa la proposta di revisione della direttiva.

È evidente che il settore idrico necessita di una pianificazione migliore e di un aumento dei finanziamenti. Indispensabile allora risulterà per gli Stati sfruttare le risorse del dispositivo per la ripresa e resilienza (noto come “Recovery Fund”) per finanziare coi fondi Ue, attraverso i progetti indicati nei Piani nazionali di ripresa e resilienza, infrastrutture idriche migliori, completare gli impianti di fognatura e depurazione, garantire un migliore approvvigionamento dell’acqua. 

Sarà importante, infine, che la normativa europea sulle acque “dialoghi” efficacemente con la Strategia per la biodiversità al 2030 e con la Strategia “Farm to Fork” presentate dalla Commissione Ue a maggio 2020: il miglioramento, il ripristino e la protezione degli ecosistemi e una agricoltura più sostenibile aiuteranno a migliorare lo stato delle acque e a conservare la preziosa risorsa idrica.