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Green life: segnali di vita dalle città. Intervista ad Andrea Poggio di Marco Moro
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Green life: segnali di vita dalle città
Intervista ad Andrea Poggio
di Marco Moro

La pubblicità lava più verde e il greenwashing è una pratica con cui dovremo confrontarci, da utenti clienti e cittadini, sempre più di frequente. Accostare il “claim” più di moda all’idea della vita in città, ad esempio, può legittimamente suonare come un’operazione molto disinvolta di disinformazione. Si potrà mai definire green la vita nei centri urbani? C’è qualcosa di verde nella vita in città? E com’è che tutte le operazioni immobiliari, specie le più impattanti, sentono la necessità di esibire credenziali verdi (naturalmente, non meritandole)? L’idea di una green life urbana è realtà o slogan da immobiliare e da amministrazione locale con la coscienza sporca? Rispetto a ciò che accade in Italia, Milano è un punto di osservazione come sempre interessante, anche su questi temi. Il 5 febbraio alla Triennale, aprirà al pubblico la mostra “Green Life. Costruire Città sostenibili”: realizzata sotto la direzione scientifica dell’Istituto Ambiente Italia e di Legambiente, la mostra propone una rassegna delle realizzazioni più avanzate in termini di sostenibilità urbana, dagli ecoquartieri ai singoli edifici e complessi architettonici. Sarà un’occasione importante per rendersi conto dei risultati concreti raggiunti soprattutto in Europa e naturalmente, guardando all’Italia, della distanza che separa il marketing dalla realtà.
Il titolo della mostra sembra quasi voler essere una provocazione, in una città che è il cuore di una delle regioni più congestionate e inquinate d’Europa. E Milano è anche la città dell’Expo 2015, quello dedicato alla sostenibilità, il che sa tanto di presa in giro e offre ottimi motivi per pensare al più bieco greenwashing. Andrea Poggio* e Maria Berrini** (che è anche curatrice della mostra) sono gli autori del primo “Tascabile dell’ambiente” per il 2010: Green Life. Guida alla vita nelle città di domani. Il libro riprende i temi oggetto della mostra, ma invece che sulle architetture si focalizza sulla vita che esse ospitano e sul “come si fa” ad arrivare ai risultati concreti che si potranno ammirare alla Triennale, ne parliamo con Andrea Poggio.

Nei tuoi ultimi due libri (Vivi con stile e Viaggiare leggeri, entrambi usciti per Terre di Mezzo) hai messo a fuoco molti elementi che possono comporre uno stile di vita ispirato a una diversa cultura del consumare, dell’abitare, del muoversi nello spazio. Green Life colloca tutto ciò nei contesti urbani. La costruzione di un diverso modo di vivere sta partendo quindi dalle città?
Sì, è dalle città che stanno nascendo in tutto il mondo le più innovative soluzioni di sostenibilità sociale e ambientale, sono le città del mondo ad adottare i programmi più radicali di riduzione delle emissioni causa dei cambiamenti climatici. Può sembrare strano forse che siano esponenti di Legambiente a sostenere una tale affermazione, non corrisponde forse al cliché ambientalista tradizionale. Ma nel volume sosteniamo che i nuovi e plurali stili di vita che potremo liberamente adottare nel futuro necessitano di nuove infrastrutture, che le città ci possono dare: come ad esempio riciclo dei rifiuti, trasporto pubblico e piste ciclabili, servizi e welfare di prossimità. D'altra parte non c'è alternativa, visto che la popolazione urbana ha superato nel mondo quella rurale.

Buckminster Fuller sosteneva che cambiare l’ambiente avrebbe consentito di cambiare gli individui. Ma negli ecoquartieri realizzati in diverse parti d’Europa si possono davvero scorgere i segni di un diverso modo di vivere?
A dire il vero sono il segno più evidente di un modo diverso di vivere. Ci sono poche auto in giro perché sono insieme il frutto e l'origine di un cambiamento radicale degli stili di mobilità, visto che vi si vive senza auto e con pochi mezzi di trasporto proprietari. Le case ci sembrano diverse, con vetrate e pannelli solari, talvolta il verde che rompe spazi pubblici e invade tetti e pareti, canali e verde in strada per garantire la permeabilità dei terreni all'acqua piovana. Nelle abitazioni prendono piede i servizi condominiali, climatizzazione, giochi per i bambini, locali comuni, lavanderia, hobby e l'elettronica e la rete svolgono le funzioni una volta affidate alle portinerie.

Se dovessi individuare un tratto distintivo fondamentale sia di questi nuovi (tentativi) di stili di vita sia delle azioni con cui le amministrazioni ne possono favorire il diffondersi quali sarebbero?
Tante e fondamentali: disegno dello spazio urbano e riduzione del consumo di suolo (nel libro un capitolo è dedicato alla “ecodensità”), i trasporti pubblici e privilegio della mobilità “dolce”, efficienza energetica e autonomia energetica, gestione delle risorse, rifiuti e controllo del ciclo delle acque...

Una domanda palesemente provocatoria su Milano. Le immagini del progetto per l’area dell’Expo 2015 mostrate al pubblico sono idilliache: tanto verde, tanta acqua, leggere e aeree strutture architettoniche che richiamano le tende di un mercato. Ma non è che sotto le tende ritroveremo la solita sfilata di padiglioni pressoché inutilizzabili a Expo finita? L’altra Esposizione Universale ospitata a Milano, quella del 1906, lasciò in eredità alla città un’unica struttura costruita, che ancora oggi ospita l’acquario civico. Come immagini il post 2015?
Il titolo di Milano Expo 2015 è “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Quindi è più congeniale a “Green Life” che alle nuove autostrade urbane e regionali che si vogliono mettere in cantiere. Non solo: ormai disponiamo delle conoscenze, delle tecnologie e delle politiche di indirizzo europee necessarie per costruire, come all'estero, quartieri e intere città sostenibili. Quindi se al 2015 queste cose a Milano non si cominceranno a vedere non sarà colpa del resto del mondo, ma di chi ha governato l'Expo.

Il volume Green Life. Guida alla vita nelle città di domani verrà presentato il 10 febbraio, alle 18 sempre presso la Triennale di Milano, in un incontro aperto al pubblico: un’occasione per visitare la mostra e discutere poi con gli autori di quanto si è visto esposto e di quanto, da noi, non si vede ancora realizzato.

* Andrea Poggio è vicedirettore generale di Legambiente e responsabile della direzione nazionale di Milano. È presidente della Fondazione Legambiente Innovazione, animatore del Premio all’Innovazione Amica dell’Ambiente, della campagna “Puliamo il mondo” e del sito www.viviconstile.org.
** Maria Berrini è architetto, dal 1981 opera come consulente e ricercatrice, e dalla sua fondazione è presidente dell’Istituto di Ricerche Ambiente Italia. Ha coordinato decine di progetti europei e centinaia di attività professionali in materia di sostenibilità locale e pianificazione ambientale.