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Ambiente, noi ci mettiamo la faccia di Marco Moro
Clima. Intervista di Bill McKibben a James Hansen Traduzione di Diego Tavazzi
Blue economy. Intervista a Gunter Pauli di Paola Fraschini
L'auto ecologica. Intervista a Roberto Rizzo di Diego Tavazzi
L'ultima cena. A tavola con i boss. Intervista a Peppe Ruggiero di Emiliano Angelelli
Spy story all'italiana di Antonio Pergolizzi

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L’auto ecologica
Intervista a Roberto Rizzo
di Diego Tavazzi

 

Da quasi un secolo a questa parte, l’auto è una parte fondamentale dei paesaggi che abitiamo. Eppure, a causa dell’intersecarsi di problemi come picco del petrolio, riscaldamento globale e inquinamento, sempre di più natura e funzioni dell’automobile vengono messi in discussione. Roberto Rizzo, già autore per Edizioni Ambiente di Energia verde in Italia, pubblica ora una Guida all’auto ecologica in cui, oltre a definire le caratteristiche delle auto ecologiche, propone un modello di mobilità fattibile e vantaggioso incentrato sul superamento del concetto di auto individuale.

In Italia circolano più di 36 milioni di automobili, equivalenti a 59 auto ogni 100 abitanti. È il dato più alto in Europa: quali sono i problemi connessi a una densità di veicoli così elevata?
Inquinamento atmosferico, grandi spazi di suolo pubblico occupati dai veicoli, lunghe code in autostrada o in città, tanti minuti persi per cercare parcheggio. Sono solo alcune delle conseguenze negative che nascono da un utilizzo eccessivo dell’auto. Nessuno rimpiange l’epoca delle carrozze trainate dai cavalli (tranne forse le comunità degli Amish nell’Ohio), però sono in tanti a sognare città a misura di pedone, bambino e ciclista e c’è da chiedersi se l’auto con motore a combustione interna sia ancora la risposta giusta al nostro bisogno di mobilità. Un’auto di medie dimensioni pesa tipicamente dalle 15 alle 20 volte in più rispetto ai viaggiatori che trasporta, sfrutta per il movimento solo il 3% dell’energia chimica contenuta nel petrolio estratto, viene usata per poco più di un’ora al giorno e per il resto del tempo rimane parcheggiata occupando quasi sempre gli spazi pubblici, permette delle autonomie di viaggio di centinaia di chilometri che percorriamo pochissime volte l’anno, raggiunge velocità ben superiori ai limiti di legge quando la velocità media delle nostre città arriva a malapena a 15 km/h, è fra le principali cause di emissione di gas serra (da solo il trasporto automobilistico contribuisce al 14% rispetto al totale in Europa). Ce n’è abbastanza per chiederci se non sia il caso di basare su altri mezzi il nostro modo di muoverci.

Che cosa si intende per auto ecologica?
Se vogliamo fare un identikit di auto ecologica, dobbiamo partire dal sistema di propulsione: usare delle fonti di energia pulite al posto dei combustibili fossili è un elemento fondamentale. L’auto elettrica, da ricaricare a casa o tramite le colonnine per strada, oggi, in linea di principio, lo consente. La tecnologia dell'auto elettrica ha fatto un salto tecnologico rilevante grazie alle batterie a ioni di litio, che raggiungono una densità di energia più che doppia rispetto alle tipologie di batterie precedenti. Ma quello della propulsione non è l’unico fattore da considerare. Un’auto ecologica deve essere realizzata in materiali leggeri, che garantiscano allo stesso tempo la sicurezza degli occupanti in caso di shock, e facilmente riciclabili a fine vita.

Quali sono le principali tipologie di auto ecologica?
Ormai le auto ibride, veicoli con un motore termico e uno o due motori elettrici, sono una realtà commerciale consolidata, come anche le auto a gas e gpl: in Italia sono in circolazione un milione e mezzo di auto a gpl e mezzo milione a metano. Stanno entrando in commercio proprio in questi mesi diversi modelli di auto elettriche pure oppure quelle ibride plug-in, che montano a bordo il caricabatteria e possono quindi essere ricaricate proprio come un’auto elettrica. A breve si potranno acquistare anche auto ibride range-extended plug-in, una tecnologia interessante per la transizione verso l’elettrico puro: il veicolo è elettrico in tutto per tutto ma con un motore termico limitato in potenza, che si attiva soltanto quando le batterie elettriche si stanno scaricando per fornire quell’autonomia che in caso contrario mancherebbe. Per l’auto a idrogeno ci vorranno ancora diversi anni di ricerca soprattutto nel campo delle celle a combustibile, che sono apparecchi ancora troppo fragili, costosi e con una durata limitata per una piena commercializzazione.

Quali gli sviluppi tecnologici più promettenti?
Per quanto riguarda i combustibili prodotti dalle piante, i cosiddetti “biocombustibili”, sono senz’altro interessanti quelli prodotti dalle micro-alghe (biocombustibili di terza generazione), che non entrano in competizione con la produzione alimentare e non favoriscono la deforestazione o comunque il consumo di aree delicate dal punto di vista ambientale. I biocombustibili da micro-alghe potrebbero rappresentare il combustibile più pulito dei motori termici delle auto ibride range-extended. Uno dei progetti più interessanti di auto elettrica di nuova generazione è invece in fase di realizzazione dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) che ha progettato un’auto da città a due posti elettrica pura che pesa soltanto 450 chili e percorre più di 40 chilometri con l’equivalente di un litro di benzina. Monta quattro motori elettrici nelle ruote. Ogni ruota contiene anche il sistema di controllo dello sterzo e delle sospensioni ed è controllata elettronicamente in maniera indipendente dalle altre. Ciò fa sì che l’auto possa ruotare intorno al proprio asse e possa essere parcheggiata parallelamente ai marciapiedi senza fare manovra, ma muovendosi di lato. L’ingresso nell’auto e la fuoriuscita possono essere effettuati di fronte, mentre la parte posteriore dell’auto è riservata ai bagagli. Le auto ecologiche che useremo in futuro in città assomiglieranno molto a quella sviluppata dal Mit.

È possibile delineare un modello di mobilità alternativo a quello attuale, basato in gran parte sull’auto individuale?
L’auto è la punta dell’iceberg di un sistema assai complesso che chiamiamo mobilità. Sono ovviamente necessari dei servizi di trasporto collettivo efficienti, ma anche una “rivoluzione” urbanistica. Il modello in stile americano del sobborgo dove è indispensabile possedere un’auto per andare al lavoro, fare la spesa, andare al cinema o a trovare gli amici si poteva reggere fino a quando il petrolio rappresentava una risorsa largamente disponibile, alla portata di un’immensa classe media. Questo modello è destinato a sgretolarsi per il costo del petrolio che tende inesorabilmente a impennarsi, per la crisi climatica e ambientale, per città sempre meno vivibili a causa del traffico e del numero di auto che utilizzano il suolo pubblico. Un nuovo tipo di mobilità è quindi parte di un approccio innovativo del vivere in città. Ciò significa che vicino a dove si abita si devono trovare quasi tutti i servizi utili per la vita quotidiana. Tanto vicino che l’uso dell’auto diventa molto spesso inutile e, anzi, controproducente. Ecco quindi un punto chiave per delineare i contorni di una mobilità più sostenibile ed ecologica: progettare il territorio e le aree urbane in maniera tale che prendere l’automobile non sia più regola ma l’eccezione.