Climatologo in gita di Marco Moro
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Climatologo in gita
di Marco Moro
Cosa ci fa uno dei più autorevoli climatologi
del mondo qui in Italia, mentre a Cancun si sta svolgendo la sedicesima
conferenza delle parti sul cambiamento climatico? Forse dopo il fallimento
di un anno fa a Copenaghen, ingigantito dalle eccessive aspettative che vi
si erano concentrate, la credibilità di questi appuntamenti ormai rituali è scesa
al minimo.
Intervistato da Antonio Cianciullo su Repubblica, Hansen non ha
dubbi: “Le
misure di cui si parlerà a Cancun servono a poco o nulla”. A più di vent’anni
dalla sua prima denuncia delle cause antropiche del global warming – nel 1988
davanti al Congresso Usa – e dopo sedici round di negoziati internazionali,
la sensazione prevalente è di impotenza e frustrazione.
In uno degli ultimi
numeri della rivista Science, un gruppo di scienziati ha lanciato un appello
per l’avvio
di un’iniziativa indipendente finalizzata a divulgare correttamente e a condividere
le conoscenze sui temi del cambiamento climatico e, in particolare, per comunicarle
ai decisori politici ed economici. Anche qui entra in gioco la frustrazione,
evidentemente, di fronte alla assoluta capacità di non ascoltare, di fraintendere
intenzionalmente, di mettere in dubbio per malafede o per sconfortante ignoranza.
Nella stessa intervista Hansen sottolinea, a questo proposito, come ci si trovi
di fronte ancora a “un’opinione pubblica che spesso confonde le incertezze
del meteo con l’andamento del clima”. L’informazione non raggiunge il target.
Anche per questo, con il suo primo libro Tempeste,
lo scienziato americano rinuncia a usare un linguaggio esclusivamente scientifico
per calare con maggiore efficacia il tema nella realtà, raccontando ad esempio
della noncuranza con cui il global warming veniva considerato nell’agenda
dei politici davanti ai quali era chiamato a relazionare. Da Tempeste trapela
esattamente l’urgenza di comunicare che la scienza manifesta in modo crescente.
Invece di andare in Messico ad accumulare ulteriori frustrazioni, tra l’1 e
il 5 dicembre James Hansen sarà in Italia, per presentare il libro e per una
serie di conferenze. Gli appuntamenti in programma sono l’occasione migliore
per rendersi conto di quali siano le evidenze che hanno spinto uno scienziato
non esattamente impressionabile, come il sessantanovenne climatologo della
Nasa, a mettersi in gioco in prima persona anche sul piano del confronto con
il pubblico, uscendo dagli ambienti più consueti del dibattito scientifico.
Visto che Hansen ha “bigiato” Cancun,
vale la pena di approfittarne.