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Climatologo in gita di Marco Moro
Nucleare. Intervista a Gianni Mattioli e Massimo Scalia di Paola Fraschini
Alla ricerca del Pianeta verde. Intervista a Danilo Bonato di Diego Tavazzi
Delta Blues, i Kai Zen tra petrolio, musica e letteratura di Emiliano Angelelli
In fondo al mare di Antonio Pergolizzi

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Climatologo in gita
di Marco Moro


Cosa ci fa uno dei più autorevoli climatologi del mondo qui in Italia, mentre a Cancun si sta svolgendo la sedicesima conferenza delle parti sul cambiamento climatico? Forse dopo il fallimento di un anno fa a Copenaghen, ingigantito dalle eccessive aspettative che vi si erano concentrate, la credibilità di questi appuntamenti ormai rituali è scesa al minimo.
Intervistato da Antonio Cianciullo su Repubblica, Hansen non ha dubbi: “Le misure di cui si parlerà a Cancun servono a poco o nulla”. A più di vent’anni dalla sua prima denuncia delle cause antropiche del global warming – nel 1988 davanti al Congresso Usa – e dopo sedici round di negoziati internazionali, la sensazione prevalente è di impotenza e frustrazione.
In uno degli ultimi numeri della rivista Science, un gruppo di scienziati ha lanciato un appello per l’avvio di un’iniziativa indipendente finalizzata a divulgare correttamente e a condividere le conoscenze sui temi del cambiamento climatico e, in particolare, per comunicarle ai decisori politici ed economici. Anche qui entra in gioco la frustrazione, evidentemente, di fronte alla assoluta capacità di non ascoltare, di fraintendere intenzionalmente, di mettere in dubbio per malafede o per sconfortante ignoranza.
Nella stessa intervista Hansen sottolinea, a questo proposito, come ci si trovi di fronte ancora a “un’opinione pubblica che spesso confonde le incertezze del meteo con l’andamento del clima”. L’informazione non raggiunge il target. Anche per questo, con il suo primo libro Tempeste, lo scienziato americano rinuncia a usare un linguaggio esclusivamente scientifico per calare con maggiore efficacia il tema nella realtà, raccontando ad esempio della noncuranza con cui il global warming veniva considerato nell’agenda dei politici davanti ai quali era chiamato a relazionare. Da Tempeste trapela esattamente l’urgenza di comunicare che la scienza manifesta in modo crescente.
Invece di andare in Messico ad accumulare ulteriori frustrazioni, tra l’1 e il 5 dicembre James Hansen sarà in Italia, per presentare il libro e per una serie di conferenze. Gli appuntamenti in programma sono l’occasione migliore per rendersi conto di quali siano le evidenze che hanno spinto uno scienziato non esattamente impressionabile, come il sessantanovenne climatologo della Nasa, a mettersi in gioco in prima persona anche sul piano del confronto con il pubblico, uscendo dagli ambienti più consueti del dibattito scientifico. Visto che Hansen ha “bigiato” Cancun, vale la pena di approfittarne.