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La normalità dell'emergenza. Intervista ad Antonio Pergolizzi di Diego Tavazzi

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Ecomafia, la normalità dell'emergenza.
Intervista ad Antonio Pergolizzi
di Diego Tavazzi

In questo articolo
parliamo di:
cover Ecomafia 2011
Le storie e i numeri della criminalità ambientale

di Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente


L’emergenza rifiuti a Napoli è tornata in questi giorni a occupare le prime pagine dei giornali con roghi, proteste dei cittadini, infiltrazioni della camorra e il rimpallo delle responsabilità tra le istituzioni. Al di là di quella che è ormai un’“emergenza cronica”, l’attività delle ecomafie si estende però in svariati settori, e investe tutto il territorio nazionale, arrivando anche oltre confine. Antonio Pergolizzi, Coordinatore dell’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente e tra i curatori dell’edizione 2011 del rapporto Ecomafia, presenta un bilancio delle attività delle ecomafie nel nostro paese, a partire proprio dalla “Terra dei fuochi campana”.

Campania: la situazione in questi giorni è critica. È plausibile l’affermazione secondo cui nessuno vuol davvero risolvere la crisi rifiuti perché in troppi ci guadagnano? E dopo gli allarmi di questi giorni sull’aumento delle malattie respiratorie tra i bambini, quali sono gli impatti sulla salute?
L’aver lasciato alla mafia casertana la libertà di scorrazzare nel settore dei rifiuti per molti anni ha prodotto i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Per più di 15 anni è servito a molti, aziende comprese, che della monnezza si occupassero i clan, con i loro tariffari stracciati e le loro “efficienze operative”: troppo economico e facile scaricare milioni di tonnellate di veleni nei campi agricoli. A livello governativo, sia nazionale sia regionale, non si è mai voluto affrontare seriamente il problema, ipocritamente lo si è condannato a parole e sono rimaste solo parole. Lo diciamo sin dal primo Rapporto Ecomafia, anno 1994. Si sono così sedimentati interessi forti, troppo forti per essere sradicati, con una capacità di includere segmenti economici, politici, amministrativi e così via. Si è creato un vero e proprio sistema economico parallelo e illegale che oggi è difficile da colpire a morte, dove ognuno ha la sua parte, la sua fetta della torta. Un sistema che vive e vegeta sulle emergenze, cioè su un sistema che bypassa le leggi e fa strame di ogni forma di legalità. Sul fronte degli impatti sulla salute pubblica, la cosiddetta “Terra dei fuochi”, l’area tra le province di Napoli e Caserta, è l’unica che è stata studiata da un pool di scienziati, che hanno raccolto le prove scientifiche (cosa quanto mai complicata!) che dimostrano che vivere accanto alle discariche della camorra provoca il cancro, malformazioni congenite e altre gravi forme patologiche: con picchi che raggiungono anche il 40% in più rispetto alla media nazionale.

Quali sono le novità più importanti che avete registrato nell’edizione di quest’anno del Rapporto?
La novità più significativa è il consolidamento delle strutture criminali, capaci di muoversi su tutto il territorio nazionale e oltre confine, stringere nuove alleanze, e mescolarsi alla meraviglia con i circuiti legali. Insomma, la criminalità ambientale è diventata più sfuggente e pervasiva dal punto di vista economico e finanziario, con nomi e storie che ritornano ciclicamente agli onori delle cronache, grazie anche a una normativa ambientale ancora carente e priva di efficacia deterrente.

Ecomafia al Nord e al Sud: ci sono differenze? E se sì, quali sono?
Lo scenario dell’ecomafia è, come si diceva, globale. Per rimanere in Italia, per esempio, le rotte illegali dei rifiuti sono sicuramente circolari e se al Sud l’ecomafia assume i tratti più efferati, al Nord si muove sotto traccia anche se con gli stessi risultati. Anche nel ciclo illegale del cemento cambia la forma – più manifesta al Sud, più accorta al Nord – ma la sostanza è la stessa. E le ultime inchieste in Lombardia, Toscana, Liguria, Emilia Romagna lo confermano pienamente.

Rinnovabili ed ecomafia: è vero che il solare e l’eolico sono “affare della mafia”?
Sulle penetrazioni mafiose nelle energie rinnovabili s’è scritto e parlato fin troppo. Come ogni settore economico in forte espansione è oggetto di attenzione delle famiglie mafiose, che si avvalgono delle professionalità e delle competenze dei soliti colletti bianchi e uomini d’affari. Gli “sviluppatori”, per esempio, sono la figura chiave: professionisti che lavorano a progetti tesi solamente ad accaparrare i cospicui fondi moltiplicati dai contributi regionali, statali, europei, che li rivendono a chi ha terreni e autorizzazioni facili: “normale” che, soprattutto al Sud, questi ultimi siano in odor di mafia. È proprio in questo settore che la presenza delle Istituzioni deve fare sentire forte la sua voce, sia attraverso una strategia energetica nazionale moderna ed efficace, sia con una attività di repressione dei rischi di infiltrazione criminale. Insieme alla magistratura e forze di polizia ci vuole la politica, insomma.

Quali strumenti giuridici potrebbero dare maggior efficacia all’azione di contrasto condotta delle forze dell’ordine? E cittadini e amministratori cosa possono fare?
Sugli strumenti normativi, l’introduzione della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche per i reati ambientali, prevista dal Decreto governativo di recepimento della Direttiva Ue sulla tutela penale dell’ambiente, è un passo in avanti. Ciò significa che risponderà l’azienda con il suo patrimonio per i danni inferti all’ambiente. Per il resto, invece, siamo ancora all’anno zero, attendiamo ancora l’introduzione nel nostro codice penale dei delitti contro l’ambiente: quest’ultimi, infatti, sono ancora confinati in diversi atti normativi e considerati come meri reati contravvenzionali. Circostanza che garantisce l’impunità sostanziale per chi ruba, sfregia e avvelena la terra che abitiamo. Cosa possiamo fare?
Sicuramente fare rete, incentivare percorsi virtuosi, costruire argini al potere criminale. Ognuno di noi, a prescindere dal tipo di lavoro, è custode e sentinella di un pezzo di territorio: alcune delle principali inchieste sono nate dalle solerti denunce di privati cittadini, rivelatisi preziosi alleati delle Istituzioni nella lotta al crimine ambientale.