Aziende, consumatori e impatto ambientale del cibo
Massimo Marino, Carlo Alberto Pratesi
Meglio il cibo confezionato o quello sfuso?
“Questo è uno dei dilemmi che si incontrano spesso quando si affronta il tema della sostenibilità del cibo. Il prodotto sfuso è generalmente ritenuto più sostenibile, perché prevede un minore ricorso agli imballaggi e una produzione di rifiuti inferiore. Spesso però gli impatti rilevanti stanno da un’altra parte. Prendiamo per esempio il caso del latte fresco: la maggior parte degli impatti avviene nella fase zootecnica e quindi la riduzione del packaging è poco rilevante sugli impatti complessivi. In casi come questo i prodotti industriali confezionati garantiscono un livello di sicurezza alimentare superiore rispetto ai prodotti venduti sfusi: non a caso il consumo di latte crudo dovrebbe essere fatto solo dopo la bollitura e, paradossalmente, la bollitura casalinga del latte richiede una quantità di energia che, per unità, è molto maggiore di quella richiesta dall’intero sistema industriale di pastorizzazione, confezionamento e stoccaggio del latte crudo e confezionato.
In sintesi: se si valuta unicamente il packaging, il prodotto sfuso è più sostenibile. Se si allarga l’analisi di tutto il ciclo di vita del prodotto si scopre che la deperibilità aumenta, la sicurezza alimentare può essere compromessa, senza per contro generare un grande vantaggio sull’impatto ambientale complessivo del prodotto.”
Buttare la pasta, risparmiare CO2
“Uno degli esempi più interessanti di influenza del consumatore sugli impatti ambientali è certamente quello della pasta. L’acqua utilizzata per la cottura deve essere portata all’ebollizione, e maggiore è la sua quantità, maggiore sarà il tempo da attendere prima di ‘buttare la pasta’. Normalmente il consiglio dei produttori è quello di utilizzare un litro di acqua per 100 grammi di pasta e di attendere l’ebollizione con il coperchio sulla pentola per ridurre tempi (e quindi i consumi). Se questi consigli non vengono seguiti gli impatti ambientali possono aumentare fino al 10%.
L’utilizzo della pentola a pressione permette di risparmiare acqua ed energia in quanto i tempi di utilizzo sono normalmente inferiori. Si può prendere in esame il caso della cottura del riso. Ipotizzando che il tempo di cottura passi da 15 a 10 minuti e mantenendo costante l’impatto per portare l’acqua all’ebollizione, si possono risparmiare almeno 60 grammi di CO2 per quattro porzioni, che corrispondono a circa 200 grammi per chilogrammo (calcolati ipotizzando l’utilizzo del fornello a gas).”