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La transizione possibile di Diego Tavazzi
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La transizione possibile
di Diego Tavazzi

In questo articolo parliamo di:

Che cosa è l’energia rinnovabile
Oggi

Gianni Silvestrini

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Gianni Silvestrini si occupa di rinnovabili ed efficienza energetica da oltre quarant’anni, e nel suo ultimo libro, Che cosa è l’energia rinnovabile oggi, condensa la sua esperienza e capacità di visione per raccontare le trasformazioni del settore energetico, in Italia e nel resto del mondo. E indicare un percorso per quella decarbonizzazione sempre più indispensabile.
 
Da quasi tre settimane è in corso l’invasione russa dell’Ucraina, con il suo portato di atrocità e vittime, sempre più spesso civili. Una guerra che è sbagliato far rientrare nella categoria delle guerre causate (prevalentemente) dai combustibili fossili, come fu l’invasione dell’Iraq nel 2003, ma una guerra che è stata e continua a essere finanziata dai combustibili fossili, gas e petrolio in primis. Quella russa è infatti un’economia fondamentalmente estrattiva, e quasi il 60% delle sue esportazioni è costituito da combustibili fossili (gas, petrolio e anche carbone). Esportazioni che generano un flusso di entrate imponente, quantificabile nell’ordine dei 250/300 miliardi di dollari all’anno, che vengono pagati in larga misura dai paesi europei e che vanno poi a finanziare la corsa al riarmo e le operazioni militari ai danni dei paesi vicini. E che legano le mani a buona parte paesi europei, che dipendono dalla Russia per coprire il proprio fabbisogno di gas naturale: se la Georgia importa dalla Russia solo il 6% del gas che consuma, Moldavia, Macedonia del Nord e Bosnia Erzegovina dipendono al 100%. Nel mezzo, paesi come la Germania, che arriva a circa al 45%, e l’Italia, che è appena dietro a circa il 40%.
È chiaro che per l’Italia è molto difficile troncare adesso i propri legami con la Russia, che si traducono nel pagamento di circa 80 milioni di euro al giorno in una stretta sui prezzi dell’energia e delle materie prime che sta già presentando un conto molto salato ai cittadini e alle imprese.
Le proposte per far fronte a questa situazione si dividono, sostanzialmente, tra quelle che potrebbero affrancarci dalla dipendenza con la Russia solo per legarci mani e piedi ad altri stati potenzialmente instabili e che vantano credenziali democratiche discutibili, andando nel contempo ad aggravare quella crisi climatica che allunga ombre sempre più minacciose, e quelle invece che potrebbero liberare il nostro paese (e non solo il nostro) da questa condizione. Migliorando nel contempo la capacità di innovazione del sistema-paese, aumentando l’occupazione qualificata e contribuendo a contrastare il riscaldamento climatico.
A queste ultime guarda il nuovo libro di Gianni Silvestrini, Che cosa è l’energia rinnovabile oggi, che in poco più di 200 pagine presenta tutte le tecnologie per produrre energia rinnovabile e delinea un percorso grazie al quale il nostro paese potrebbe liberarsi quasi completamente dalla dipendenza dai combustibili fossili. 
Ogni capitolo del volume è dedicato a una tecnologia. Si comincia da quelle più consolidate, il fotovoltaico in primis, che nel 2021 ha fatto registrare una crescita record di 183 GW di nuove installazioni, e per cui si prevedono numeri ancora più importanti nei prossimi anni.
Spazio anche al solare termico e a quello a concentrazione, che dopo anni di crescita promettente soffre ora la competizione con i costi sempre più bassi del fotovoltaico “tradizionale”, e un’attenzione particolare all’agrivoltaico, che combina alcune colture agricole con la produzione di energia da fonte solare, contribuendo a risolvere i problemi di consumo di suolo a volte associati al fotovoltaico.
Bacini delle dighe, canali e tratti di mare protetti da barriere possono poi diventare una delle nuove frontiere per l’espansione del fotovoltaico: il potenziale è enorme, al punto che secondo una ricerca del National Renewable Energy Laboratory del Department of Energy degli Stati Uniti, utilizzando il 20% della superficie idrica di questi invasi si potrebbe, cautelativamente, generare una quantità di elettricità pari al 14% del consumo elettrico mondiale.
Grande attenzione poi per l’eolico, sia onshore sia, soprattutto, offshore. Grazie anche alle nuove tecnologie di installazione flottanti, che permettono di costruire parchi eolici anche in acque profonde e lontano dalle coste, l’eolico offshore potrà infatti dare un contributo rilevante alla generazione di energia dal vento.
Un capitolo a parte è dedicato alle biomasse, un settore in cui, secondo la definizione della Direttiva europea sulle fonti rinnovabili, rientrano “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura, comprendente sostanze vegetali e animali, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti, compresi i rifiuti industriali e urbani di origine biologica”. Com’è evidente, si tratta di un ambito molto versatile, che può essere declinato in vari modi a produrre calore, elettricità, biocarburanti liquidi, biocarburanti e biocombustibili gassosi (come il biometano, da utilizzare nei trasporti, ma anche come combustibile per la produzione di elettricità e per la cogenerazione) e bioprodotti e biochemicals.
E che può contribuire a decarbonizzare settori “difficili” come quello del trasporto pesante, l’aviazione e il marittimo, e aprire prospettive molto interessanti anche per la produzione dell’idrogeno. Oggi l’idrogeno viene prodotto prevalentemente bruciano metano: se invece si usasse biometano, si avrebbe un processo carbon neutral o addirittura negativo. Le potenzialità dell’idrogeno vengono approfondite nel capitolo dedicato gli accumuli, fondamentali per gestire l’intermittezza delle fonti rinnovabili. 
Servono, chiarisce Silvestrini, batterie (la cui curva dei costi assomiglia a quella del fotovoltaico, in picchiata) e accumuli di lunga durata, e le tecnologie di pompaggio possono avere un ruolo rilevante. Molto stimolante è poi il capitolo sul governo della domanda di energia: gli interventi di Demand Response, attraverso cui le società elettriche modulano incentivi finanziari o di altro tipo per modificare i consumi degli utenti, e l’utilizzo dei veicoli elettrici come accumuli distribuiti (Vehicle to Grid e Vehicle to Home) per bilanciare le fluttuazioni, sono due degli sviluppi più promettenti in un settore che sta cambiando molto rapidamente, grazie anche all’intersezione con gli sviluppi dei Big Data e delle IoT.
Silvestrini non nasconde le criticità, disponibilità dei materiali e impatti sull’occupazione, ma sottolinea come l’innovazione nel settore del riciclo (sia delle batterie sia degli impianti, in particolare di quelli eolici) e le pratiche di economia circolare possano alleviare le carenze dei minerali, ed evidenzia come secondo la stragrande maggioranza delle analisi la transizione ecologica avrà comunque un saldo positivo sull’occupazione. Infine, un capitolo sul nucleare, su cui puntano in molti: tempi, costi di realizzazione e dismissione, problematiche di accettabilità sociale, superiore competitività delle rinnovabili sono tutti fattori che pesano, e che lasciano al nucleare, anche a quello di piccola scala, un ruolo marginale nella transizione ecologica. Che, conclude Silvestrini, è senz’altro possibile dal punto di vista tecnologico, ma va gestita con intelligenza ed equità per superare le resistenze della politica ed evitare che le fasce più povere della popolazione debbano sopportare costi eccessivi, andando così a minare quel sostegno di cui ha assolutamente bisogno.