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Frammenti di un tutto di Marco Moro
La transizione possibile di Diego Tavazzi
Cibo: consigli per gli acquisti e il consumo di Paola Fraschini
Una sfortunata combinazione astrale a cura della redazione
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Una sfortunata combinazione astrale
a cura della redazione

In questo articolo parliamo di:

L'innocenza del pipistrello
(eco)logica di uno spillover

Stefania Leopardi

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Per quanto qualcuno faccia ancora fatica ad ammetterlo, siamo parte della natura e dalla natura dipendiamo. Nel bene, nel senso che l’aria che respiriamo e l’acqua e il cibo sono prodotti degli ecosistemi, e, purtroppo, anche nel male, perché è dal mondo vivente che vengono i virus, i batteri e i funghi che causano molte delle malattie più pericolose con cui dobbiamo fare i conti. Certo, spesso facciamo di tutto per andare a incocciare questi patogeni, ma, come racconta Stefania Leopardi, veterinaria specializzata in malattie della fauna selvatica e autrice di L'innocenza del pipistrello, da cui abbiamo ricavato questo estratto, in ultima analisi è una questione di stocastica. Conosciuta anche come sfiga.

 

La ricercatrice australiana Raina Plowright è stata pioniera nello studio del fenomeno dello spillover come processo ecologico. Nel suo articolo “Ecological dynamics of emerging bat virus spillover”, ha presentato per la prima volta un grafico che da quel momento in poi è stato usato da molti per spiegare a studenti, giornalisti e gente comune come lo spillover sia il risultato di una sfortunata serie di eventi. Si tratta di una stratificazione apparentemente banale della realtà, in cui ogni strato rappresenta una caratteristica che deve essere presente affinché lo spillover abbia successo, e utilizza come esempio la trasmissione del virus Hendra dalle volpi volanti al cavallo.

 

Il grafico parte proprio dal concetto che un virus possa essere presente in un animale senza arrecare alcun danno alla popolazione, a volte rimanendo addirittura asintomatico negli individui. Questo animale è chiamato serbatoio. Nel grafico di Raina, lo strato superficiale è la distribuzione della specie-serbatoio, senza la quale non può esserci alcun virus.

Step 2. Ovviamente, però, questi animali non devono soltanto esserci, ma devono eliminare il virus di interesse. Già nel terzo strato l’ospite-serbatoio scompare, avendo avuto come colpa solamente quella di essere presente, naturalmente con i virus che si porta dietro. A questo punto la palla passa al virus, che deve essere in grado di sopravvivere al di fuori del suo serbatoio fino all’incontro con il suo nuovo pretendente. [...] Questo terzo passaggio vale per i virus come Hendra, che vengono trasmessi senza la necessità di un contatto stretto tra un animale e l’altro, ma non vale per i lyssavirus, che si trasmettono soltanto tramite un morso. A questo punto, entra in campo l’ospite spillover, quello nuovo, quello che ci interessa, perché spesso siamo noi. Se lui non c’è, il virus rimane uno tra i tanti, una goccia di pioggia. 

Nel quarto step, il nuovo ospite entra in contatto con un virus che è parte integrante del ciclo vitale di qualcun altro. Ma i virus degli altri non ti infettano quasi mai, perché non riescono a interagire con le tue cellule o vengono immediatamente neutralizzati dal tuo sistema immunitario che, per un colpo di fortuna, l’aveva scambiato per qualche altra cosa. Nella maggior parte dei casi, quindi, la storia finisce qui.

Se SARS-CoV-2 non fosse l’agente di COVID-19 ma fosse rimasta una tra le innumerevoli varianti che hanno plasmato l’evoluzione dei SARS-related-coronavirus, nessuno avrebbe nemmeno saputo che era esistito. Ma SARS-CoV-2, purtroppo, è riuscita a procedere al quinto step, quello dell’infezione del nuovo ospite, e oggi non c’è pagina, canale, discorso che non stia parlando del coronavirus. Non vediamo, non sentiamo e non odoriamo altro da due anni. Sembra un abisso, eppure tra l’esistere e il non esistere passa un solo attimo, quello in cui qualcuno si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e si è fatto infettare. Raina si rende presto conto che nel grafico manca qualcosa. In termini tecnici, lo spillover è un evento stocastico, in termini popolari è una questione di sfiga. La presenza di tutti i fattori predisponenti, infatti, non è sufficiente a scatenare lo spillover, che richiede invece una combinazione astrale in cui tutti gli elementi si allineano. Il nuovo grafico arriva nel 2017, all’interno dell’articolo “Pathways to zoonotic spillover”. Gli strati sono ancora lì, ma questa volta presentano da qualche parte un foro, un passaggio allo strato successivo. Va da sé che solo quando i fori, per puro caso, combaciano, si crea una via di fuga che permette a un virus di penetrare fino a noi.