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Siamo al rilancio (economico) della veranda? di Ilaria Di Bella

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Siamo al rilancio (economico) della veranda?
di Ilaria Di Bella

Non è ancora chiaro se sarà ricordato come il “decreto delle verande” o come un più modesto “decreto delle ville”. Non si sa ancora neanche se sarà solo un decreto, oppure se verrà accompagnato anche da un disegno di legge quadro. In attesa dell’approvazione da parte del Cdm del nuovo provvedimento in materia di edilizia del governo di centrodestra, che già tanto ha fatto parlare di sé, si sa che è stato concepito da Berlusconi in persona e che consentirà a una parte degli italiani proprietari di case di ampliarle, per rilanciare l’economia perché, ha detto il premier, “quand le batiment va tout va” (quando l’edilizia va, tutto va). Una bozza del testo, poi smentita dal leader del Pdl, è stata presentata alle Regioni, che secondo il nuovo Titolo V della Costituzione sono titolari della potestà legislativa in materia di “governo del territorio”, mentre allo Stato spetta solo la determinazione dei principi fondamentali. Risultato: 13 Regioni (tra cui Lazio, Toscana, Piemonte, Campania ed Emilia) si sono pronunciate contro il piano casa, 5 a favore (Veneto, Sardegna, Abruzzo, Friuli e Molise) e 2 (Lombardia e Sicilia) hanno espresso riserva. Il motivo di un’opposizione così larga da parte dei governatori è presto detto. La prima versione del testo prevedeva per appartamenti, ville e villette la possibilità di un aumento del 20% del volume, fino a un massimo di 300 metri cubi (cioè più o meno di 100 metri quadrati). Per gli edifici non residenziali la percentuale poteva essere calcolata sulla superficie coperta. Se il proprietario optava per un intervento più drastico di demolizione e ricostruzione dell’edificio, l’ampliamento poteva spingersi fino al 35% in più, a patto di utilizzare tecniche di bioedilizia o di convertire il fabbricato alle fonti rinnovabili di energia. Un accordo col vicino rinunciatario avrebbe inoltre permesso di cumulare il “bonus” ed espandere il proprio appartamento del 40%. Il tutto in deroga ai piani regolatori, alle leggi urbanistiche e ai regolamenti edilizi, con una semplice denuncia di inizio d’attività. Per gli immobili situati nei centri storici il silenzio-assenso sarebbe scattato dopo 30 giorni, e non più dopo 120. Un vero e proprio via libera alla costruzione selvaggia di verande, terrazze, dependance, stanze e interi piani aggiuntivi. Ma anche alla trasformazione di un semplice capannone in una villetta, visto che era consentito anche il cambio di destinazione d’uso. Una deregulation difficile da gestire per le Regioni.
La nuova versione del testo, per ora soltanto annunciata dal Presidente del Consiglio, dovrebbe più modestamente limitare gli interventi alle villette “mono e bifamiliari” e “alle case da rifare”, e non interessare i centri urbani. Si vedrà. Intanto c’è da chiedersi quale sia la convenienza, economica e ambientale, di una misura di questo genere.
Il Cresme (Centro Ricerche Economiche, Sociologiche e di Mercato nell’Edilizia) ha calcolato che se la norma sull’aumento delle cubature si applicasse anche soltanto al 10% degli edifici mono o bifamiliari, escludendo i condomini, si attiverebbero investimenti per 60 miliardi di euro. Uno studio dei Verdi ha ipotizzato, come conseguenza del testo nella versione originaria, 1,5 miliardi di metri cubi di cemento in più, pari – partendo da zero – a due città e mezzo grandi come Roma. Lo sgravio fiscale del 55% per la ristrutturazione e la conversione ecologica degli edifici, intervento di ben altra qualità ambientale introdotto dal governo Prodi, è stato utilizzato da 230 mila famiglie e ha suscitato un volano di affari superiore ai 3 miliardi di euro. Ha implicato la riqualificazione anche energetica del patrimonio edilizio italiano e, attraverso l’obbligo di fatturazione, l’emersione del lavoro nero. Il governo Berlusconi ha cercato di cancellarlo per sempre, e lo ha ripristinato solo parzialmente dopo molte e vibrate proteste. Ma se certo sarà difficile per l’Esecutivo dimostrare che il bilancio costi-ambientali benefici-economici del nuovo decreto sull’edilizia possa essere positivo, sembra invece che metà degli italiani gradisca l’“operazione veranda”. Secondo un sondaggio di Mannheimer (Ispo/gruppo Phonemedia) per il Corriere della Sera, il 49% degli intervistati si dice d’accordo, contro il 40% di contrari e l’11% di incerti. La spaccatura è però verticale tra i due poli: mentre tra gli elettori del Pd il 77% è contrario, tra quelli del Pdl la percentuale di favorevoli arriva addirittura al 79%.