Bilanci di settore di Marco Moro
Piano B, un piano di speranza. Intervista a Lester Brown di Anna Satolli
Bloody Mary. Intervista a Marco Vichi di Emiliano Angelelli
Ristrutturazioni energetiche di condominio di Paolo degli Espinosa
Metti un fiore a casa tua di Giulia Agrelli
Ecoreati oltreconfine di Antonio Pergolizzi
Al via le commissioni Ambiente, tra i rifiuti campani di Ilaria Di Bella
Bloody Mary
Intervista a Marco Vichi
di Emiliano Angelelli*
Mi viene spontaneo iniziare così. Com’è nata l’idea
di collaborare con VerdeNero e soprattutto come mai un romanzo scritto a
quattro mani con Leonardo Gori?
Marco Vichi: Mi è piaciuta subito la forte motivazione che animava la
collana VerdeNero, e così mi sono fatto avanti per chiedere se mi volevano.
L’idea di “raccontare” i soprusi (umanizzando i protagonisti
e le loro vicende attraverso le modalità del romanzo) mi è sembrata
originale e molto efficace per esporre quelle tematiche. Ma per i mille impegni
che ho non ce l’avrei fatta a scrivere da solo un intero romanzo, così ho
chiesto se potevo scriverlo insieme a un amico scrittore e la cosa è piaciuta.
All’inizio con Gori pensavano di scrivere due storie separate che avessero
però un legame, poi è nata l’idea di fare un romanzo a
quattro mani.
La genesi delle due storie distinte legate ai personaggi di Bloody
Mary,
Marek e Aleya, è stata studiata a tavolino o è nata casualmente?
MV: All’inizio abbiamo deciso di raccontare la storia di due persone
che alla fine dovevano conoscersi, poi abbiamo scelto i personaggi, abbiamo
deciso chi scriveva l’una e chi l’altro… e ci siamo messi
a scrivere.
Bloody Mary è stato presentato ufficialmente nel
corso della Fiera del libro di Torino. Ma visto che molti non hanno avuto
la possibilità di venire a Torino, raccontaci com’è andato
l’aperitivo con l’autore di sabato.
MV: Be’, si è fermata un sacco di gente, ma allo stand di Edizioni
Ambiente era una cosa normale. Certo che avere anche parmigiano salame e vino
non era male!
Entrambi i personaggi di Bloody Mary raggiungono l’Italia inseguendo
il miraggio del lavoro e del benessere, ma finiscono per ritrovarsi in situazioni
poco piacevoli. A prescindere dal giudizio politico legato all’immigrazione,
quanto ritieni sia grave la situazione italiana? E soprattutto vedi una via
d’uscita da questo stato di cose?
MV: In realtà solo Marek, il polacco di Cracovia, scende in Italia volontariamente.
Aleya, la ragazza nigeriana costretta a prostituirsi, viene venduta e rivenduta
finché approda nel nostro Bel Paese. Per quanto riguarda l’immigrazione,
credo che chi nasce su questo mondo debba poter andare dove vuole. Ma qui si
tratta di altro: si fugge dalla miseria per inseguire un sogno, e non c’è modo
di fermare una spinta del genere se non creando ricchezza nei paesi che l’occidente
ha sfruttato e affamato per molto tempo. Se continua così, prima o poi
ci sarà una immensa – e giusta – guerra dei poveri. La terza
guerra mondiale me la immagino proprio così.
Marek e Aleya simboleggiano
due forme di immigrazione diverse, quella dell’Est europeo dopo la caduta del Muro di Berlino e quella che proviene
dall’Africa della povertà estrema. E allo stesso tempo lo sfruttamento
maschile, che riguarda il lavoro pesante (in questo caso la raccolta dei
pomodori), e quello femminile legato alla prostituzione. Ma in fondo, di
fronte allo sfruttamento siamo tutti uguali… Una forma di democrazia
all’inverso?
MV: La cosa che più inorridisce è che la schiavitù sia
ancora tra noi, condannata dalle leggi e dalle parole. Mi domando: tutti sanno
che le ragazze nigeriane che vediamo lungo le provinciali fin dalla mattina
sono schiave… come mai la Giustizia italiana non se ne occupa?
La questione
sicurezza è diventato un problema all’ordine
del giorno, al punto da trasformarsi in ago della bilancia nelle elezioni
politiche (vedi le comunali di Roma). Quanto credi che si tratti di strumentalizzazioni?
Non è forse più grave la situazione in cui vertono la maggior
parte degli immigrati, costretti spesso a lavori umilianti, lavori sui quali
esiste un giro d’affari enorme e sui quali le mafie si arricchiscono?
MV: Forse non solo le mafie. In quanto all’uso strumentale di certi episodi
di violenza: negli stessi giorni in cui il rumeno uccise quella signora, un
ex generale dell’esercito si barricò in casa con i sacchi di sabbia
e si mise a sparare dalla finestra uccidendo una persona, ma nessuno ha pensato
di cacciare dall’Italia tutti i generali in pensione, così come
nessuno ha mai pensato di espellere tutti gli adolescenti dopo la strage di
Novi Ligure. A commettere le azioni sono sempre e solo gli individui, sarebbe
bene non dimenticarlo. Chi generalizza ha qualche frustrazione da sfogare.
Quanto
credi sia importante sostenere un progetto come VerdeNero? E soprattutto quanto è importante per il mondo della piccola e media editoria dimostrare
che, se supportati da un progetto degno di essere chiamato tale, anche una
piccola (ndr Edizioni Ambiente) può farsi spazio tra le grandi?
MV: Se è vero che “si scrive sempre contro qualcuno”, con
VerdeNero il nemico è ben chiaro e combatterlo a colpi di parole dà la
sensazione – forse illusoria – di fare qualcosa di concreto contro
i sopraffattori. Non è difficile per chi scrive romanzi “sposare” un
progetto del genere. Per me è stata un’esperienza che non dimenticherò molto
presto.
*Direttore blog VerdeNero