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Metti un fiore a casa tua
di Giulia Agrelli*
Si è svolta il 16 maggio scorso, nell’ambito di Greenbuilding, la
conferenza internazionale “Verso un Ecolabel europeo degli edifici”, un’occasione
di confronto sui sistemi di certificazione ambientale degli edifici a oggi
esistenti, promossa dall’APAT e dal Comitato Ecolabel-Ecoaudit.
Erano presenti molti rappresentanti di sistemi di certificazione europei e
internazionali: dal Breeam inglese,
al Protocollo Itaca e ai marchi CasaClima e SB100 per
l’Italia, allo standard austriaco klima:aktiv allo
standard LEED (definito
negli Usa ma adottato da molti paesi nel mondo e attualmente approdato anche
nel nostro paese attraverso il Green Building Council Italia). La possibilità di
certificare edifici con il marchio Ecolabel
europeo nasce dall’idea di affiancare alla certificazione
energetica obbligatoria già esistente, prevista dai dlgs
192/05 e dlgs 311/06 di recepimento della direttiva
CE 2002/91,
una certificazione ambientale volontaria riconosciuta a livello europeo. Si
tratta di uno strumento che considera gli impatti ambientali del “prodotto
edificio” lungo tutto il suo ciclo di vita, dalla fase di costruzione
a quella d’uso, fino alla demolizione. È stata dimostrata, da più parti, l’efficacia di questi
strumenti come volano per la qualificazione energetico-ambientale del settore
edilizio e la loro influenza sul valore commerciale dell’immobile.
L’Ecolabel si presenterebbe come primo traguardo di qualità ambientale
da raggiungere, soprattutto nei paesi che non hanno alcun tipo di certificazione
in edilizia, come alcuni di quelli recentemente entrati nella Comunità europea,
mentre nei paesi dove sono in atto certificazioni già consolidate rimarrebbe
come obiettivo di riferimento affiancandosi e non entrando in competizione
con esse.
Approfondiamo l’argomento con Stefania Minestrini e Laura Cutaia, rispettivamente
responsabile e ricercatrice presso il settore Ecolabel dell’APAT.
Oggi, il proprietario di un immobile, albergo o edificio industriale,
nel nostro paese può fare richiesta di certificazione Ecolabel?
Il percorso è appena iniziato. Il piano di lavoro prevede la conclusione
dell’iter per la definizione dei criteri entro la primavera del 2009,
mentre per l’applicazione si dovrà aspettare la pubblicazione
sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità europea.
Il primo confronto pubblico si è svolto a Roma il 15 aprile dove è stato
presentato un documento finalizzato alla definizione del gruppo di prodotto “edificio”,
ossia alla individuazione delle specifiche tipologie di edificio cui i criteri
Ecolabel saranno rivolti.
Risulta una diffusa richiesta di qualificazione del prodotto nel
settore edilizio, sia da parte del mondo dei costruttori sia da parte degli
utenti, richiesta che prevede anche attenzioni di tipo ambientale oltre al
rispetto delle normative in campo di efficienza energetica.
Ci sono paesi europei molto avanzati su queste tematiche, come ad esempio la
Gran Bretagna, l’Austria e la Svizzera, che hanno adottato sistemi avanzati
di certificazione ambientale degli edifici applicabili a varie tipologie di
edificio (scuole, edifici resistenziali, edifici industriali ecc.) oltre che
a varie fasi della vita degli edifici (per edifici nuovi, in ristrutturazione
ecc.).
La certificazione Ecolabel dà garanzia solo rispetto alle prestazioni
ambientali dell’edificio?
Come per tutti i prodotti per cui è prevista la certificazione dell’Ecolabel
europeo, anche nel caso degli edifici è necessario innanzitutto essere
in regola con le normative vigenti (conformità urbanistica, edilizia,
antincendio, antisismica, certificazione energetica, nonché il rispetto
della normativa sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro...),
prerequisito senza il quale non può in nessun caso essere concesso il
marchio Ecolabel.
A questi si affianca poi la garanzia del rispetto dei livelli prestazionali
che garantiscono al consumatore la qualità della realizzazione, dato
particolarmente rilevante per gli edifici.
Date le differenze climatiche e di tradizioni costruttive locali, come
si uniformano i criteri di certificazione di un edificio di Palermo con un
edificio di Copenhagen?
Sulla base di esperienze già esistenti a livello europeo, le prestazioni
ambientali degli edifici si basano innanzitutto su una “buona progettazione”,
ovvero sulla progettazione di edifici che includono ecodesign, buone pratiche
e tecnologie specifiche per ridurre il consumo di energia, per sfruttare al
meglio l’energia solare e per valorizzare l’illuminazione naturale,
che includano un sistema per diminuire il consumo dell’acqua attraverso
la separazione dei circuiti delle cosiddette acque “bianche” e “nere” e
attraverso la raccolta e l’utilizzo delle acque piovane.
I criteri ambientali sono inoltre finalizzati alla diminuzione complessiva
dell’uso delle risorse e all’abbattimento degli impatti ambientali
lungo tutto il ciclo di vita dell’edificio, sia attraverso la scelta
di materiali riciclati, sia attraverso la scelta di materiali con prestazioni
ambientali di eccellenza.
La fase di manutenzione e di fine vita costituiscono
ancora oggetto di attenzione dei criteri Ecolabel.
Comparare i livelli prestazionali di edifici collocati in diverse aree geografiche è possibile
attraverso opportune scelte tecniche differenziate per zona meteo-climatica.
Rispetto alla scelta dei materiali i sistemi di certificazione ambientale a
oggi in atto specificano espressamente quelli che non si possono utilizzare
(ad esempio in quanto contenenti componenti tossici) piuttosto che definire
quali materiali usare.
Gli operatori del settore, imprese e progettisti, chiedono
che la procedura di applicazione del marchio non sia troppo burocratizzata
e sia di facile applicabilità.
Viene anche diffusamente richiesta l’attivazione di incentivi qualitativi
o quantitativi attivabili localmente a supporto della loro diffusione.
Le esperienze già in atto sono molto significative in tal senso e valgono
proprio per la sperimentazione e verifica sul campo delle difficoltà affrontate
nella applicazione di sistemi di certificazione in un settore così complesso
come l’edilizia.
*Responsabile settore edilizia ISSI, Istituto Sviluppo Sostenibile Italia