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In questo numero:

A colpi di testata di Marco Moro
La pastorizia tra protezione di tradizioni e biodiversità di Arianna Campanile
I materiali del futuro di Paola Fraschini
La transizione, se non è equa non può essere ecologica di Diego Tavazzi
Da rifiuto organico a risorsa per la decarbonizzazione di Arianna Campanile
La miglior amica (circolare) degli ecosistemi di Diego Tavazzi
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La miglior amica (circolare) degli ecosistemi
di Diego Tavazzi

In questo articolo parliamo di:

Che cosa è l'economia circolare – Nuova edizione aggiornata e ampliata

Emanuele BompanIlaria Nicoletta Brambilla

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Di solito si pensa all’economia circolare come a un insieme di pratiche e principi con cui riorganizzare i sistemi industriali, le attività produttive e le città. Tutto vero, ma la circular può dare una mano anche al recupero degli ecosistemi, e inserirsi in quel cambio di paradigma in atto, che prevede che le nostre attività non siano più solo “sostenibili”, e si limitino quindi a non fare danni, ma si preoccupino anche di recuperare le aree naturali.

Il 5 giugno 2021, in occasione della Giornata della Terra, le Nazioni Unite hanno dato il via al “Decennio per il recupero degli ecosistemi”, che si concluderà nel 2030. L’iniziativa parte dalla constatazione della gravità dei danni che abbiamo provocato alla biodiversità del nostro pianeta, e individua nella natura uno dei nostri migliori alleati per contrastare i cambiamenti climatici, eliminare la povertà e arrestare l’estinzione oggi in atto. Gli interventi proposti riguardano tutti gli ecosistemi, dagli oceani alle montagne, includendo le praterie, le foreste, le torbiere e le aree urbane, e si sostanziano in due filoni principali. Da un lato, ci sono le misure pensate per prevenire un ulteriore degrado di questi ecosistemi, evitando così che vengano inquinanti da deflussi o impoveriti da disboscamenti. Dall’altro, ci sono gli interventi che mirano a reintrodurre specie animali e vegetali dai luoghi da cui sono state estromesse. Una volta completata la lettura delle misure proposte, balza però all’occhio una mancanza. Nella definizione che ne dà la Ellen MacArthur Foundation, l’economia circolare elimina scarti e inquinamento, tiene in circolo prodotti e materiali e, cosa che interessa qui, “rigenera i sistemi naturali”, restituendo sostanze nutritive ai suoli o usando energie rinnovabili invece di fare affidamento sui combustibili fossili.

 

In effetti, come sottolineano Emanuele Bompan e Ilaria Brambilla nella nuova edizione di Che cosa è l’economia circolare, la circular può dare un contributo importante alla tutela degli ecosistemi sia attraverso l’utilizzo di energie e risorse rinnovabili, sia riducendo la quantità di materie prime che devono essere estratte per sostenere le attività produttive. In effetti, se si pensa che solo nel 2020 sono entrati nei cicli oltre 100 miliardi di tonnellate di materie prime, e che questo valore in assenza di interventi è destinato a raddoppiare nei prossimi quarant’anni, si capisce come l’adozione di pratiche circolari sia uno dei passaggi inevitabili per tutelare gli ecosistemi. E i vantaggi della circular non finiscono qui: il libro, che attinge alle esperienze raccontate nel magazine internazionale Materia Rinnovabile / Renewable Matter, è una cavalcata esaltante tra progetti e iniziative che, dagli Stati Uniti all’Estremo Oriente, passando ovviamente per l’Europa, oggi all’avanguardia nelle politiche di circolarità, stanno trasformando città, imprese, modelli di business e processi di innovazione tecnologica. Inoltre, nel testo si delinea un percorso pratico per rendere circolari le imprese, garantendo competitività economica e tutela degli ecosistemi. Due cose che nel modello lineare sono agli opposti, e che invece nell’economia circolare sono parte della stessa linea. Curva, ovviamente.